La Juventus ha depositato poco fa il ricorso al Collegio di Garanzia presso il CONI contro la sentenza della Corte d’Appello FIGC che ha punito i bianconeri con 15 punti di penalizzazione per il caso plusvalenze.
Il club bianconero punta così a vedere eliminata la sanzione. Nelle motivazioni con cui aveva comminato il -15, la Corte d’Appello FIGC aveva spiegato:
“La Juve ha commesso un illecito disciplinare sportivo, tenuto conto della gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione”, scrive la Corte d’Appello FIGC. Nel merito è stato ritenuto che la Juve abbia commesso l’illecito, “vista la documentazione proveniente dai dirigenti” del club “con valenza confessoria e dai relativi manoscritti, le intercettazioni inequivoche e le ulteriori evidenze relative a interventi di nascondimento di documentazione o addirittura manipolatori delle fatture”.
Davanti al Collegio di Garanzia del Coni, il primo round si giocherà sulla legittimità. Il Collegio di Garanzia dello Sport al Coni infatti si esprime solo sulla violazione di norme di diritto: decide sulla forma e non sul merito, ovvero può annullare la sentenza, confermarla o rinviare il giudizio alla Corte per un nuovo processo. Successivamente, la Juve potrà ricorrere al TAR del Lazio e quindi al Consiglio di Stato.
In Appello il nodo è sull’ammissibilità della revocazione che ha portato al nuovo processo sulle plusvalenze. Secondo i legali della Juventus la Procura avrebbe ecceduto i termini per presentare la richiesta: gli atti non sarebbero stati ricevuti dalla Federcalcio il 24 novembre ma il 27 ottobre, mentre la richiesta di Chiné è stata firmata il 22 dicembre, quindi più di 30 giorni dopo, oltre il limite stabilito dal codice di giustizia sportiva.
La Juventus aspetta anche di capire perché è stata punita solo lei e non gli altri club coinvolti e contesta la lettura da parte della Procura delle intercettazioni. Nella memoria difensiva sostiene che nella conversazione del 29 luglio 2021 tra Fabio Paratici, già al Tottenham, e Federico Cherubini il significato «è l’opposto rispetto alla tesi dell’accusa» per cui «la politica degli “scambi dei calciatori non era dettata da ragioni di natura tecnica, ma intenzionalmente finalizzata a creare predeterminati ricavi e corrispondenti costi capitalizzati da iscrivere in bilancio”».
Per i legali del club l’ascolto integrale del dialogo farebbe emergere in «maniera ancora più palese» come sia «tutta incentrata su questioni di natura tecnica». Inoltre, non sarebbe stata considerata una conversazione rilevante tra Cherubini e Bertola, ex dirigente Juve, in cui quest’ultimo dice: «Non c’è nessun intento doloso. Se loro stanno cercando quello non troveranno nulla».