La sentenza di consapevolezza, con 15 punti di penalizzazione, potrebbe aggravare la posizione della Juventus anche nel processo ordinario. La sentenza, che ha portato anche all’inibizione di diversi ex dirigenti bianconeri più Federico Cherubini attualmente direttore sportivo, è una carta in più su cui i pm possono far leva anche nel procedimento che inizierà a fine marzo.
La sentenza di venerdì scorso, riporta La Repubblica-Torino, sarà inserita nei 15 faldoni dell’inchiesta che ha visto l’assoluzione in primo appello lo scorso aprile e confermata in appello nel mese successivo. Proprio queste due pronunciamenti a favore, avevano rafforzato la difesa della Juventus ed era stato uno degli elementi presi in esame dal gip che ha portato a rigettare qualsiasi richiesta di misure cautelari ai danni degli accusati.
Ma lo stesso proscioglimento sportivo, per il gip Ludovico Morello, rappresentava un elemento di dubbio sulla consapevolezza e possibile mancanza di dolo nella gestione delle plusvalenze. Nell’appello, a cui poi i pm avevano rinunciato con le dimissioni del cda, un breve cenno era stato dedicato a controbattere alla questione spiegando che le pronunce sportive, fino a quella data, erano «prive delle risultanze investigative» e «soprattutto nella misura in cui riconoscono apertis verbis l’assenza di un fair value nel mercato dei calciatori, appaiono del tutto a sostegno dell’applicazione del principio della permuta di attività immateriali».
Questo principio, secondo l’accusa, nella parte in cui «impone di non registrare la plusvalenza in caso di fair value non attendibile» costituirebbe «la naturale sanzione dell’ordinamento di fronte a fattispecie in cui si registra un ricavo non accompagnato da sostrato monetario, rischiando di inquinare il patrimonio sociale e di ingannare i destinatari delle comunicazioni sociali».
I pm si erano quindi concentrati nel contestare la presenza di «11 gravi reati, ramificati ed eterogenei, posti in essere in un triennio»: oltre alle plusvalenze, attraverso gli scambi dei calciatori senza flusso di denaro, il capitolo delle due manovre stipendi con le scritture post datate, su cui la giustizia sportiva si dovrà pronunciare prossimamente, si aggiungono anche gli “impegni morali” assunti dai vertici e la presenza di una «contabilità in nero» sui rapporti con gli agenti sportivi. Dicendosi certi che i dirigenti abbiano «consapevolmente indicato in bilancio ricavi fittizi, al fine di puntellare il risultato finale e di raggiungere il cosiddetto break even finanziario (parità tra costi e ricavi, ndr)».