Non solo Agnelli, da Murdoch ai Benetton le guerre nelle grandi dinastie industriali

Venti di guerra nelle grandi dinastie industriali. Dagli Agnelli ai Benetton, passando per casa Murdoch e Del Vecchio, gli scontri in alcune delle principali famiglie del mondo economico si accendono…

Stellantis stipendi Elkann Agnelli

Venti di guerra nelle grandi dinastie industriali. Dagli Agnelli ai Benetton, passando per casa Murdoch e Del Vecchio, gli scontri in alcune delle principali famiglie del mondo economico si accendono sempre più, tra eredità, tensioni e divergenze, come ricostruito in un lungo articolo da Il Foglio. 

In casa Agnelli, ad esempio, da un lato nelle ultime settimane si. ripresentato il caso Andrea, mentre prosegue lo scontro nell’altro lato tra John, Lapo e Ginevra Elkann contro la madre Margherita, che punta a far entrare nella cassaforte Dicembre i figli Maria, Pietro, Anna, Sofia, Tatiana, avuti con il secondo marito Serge de Pahlen.

Secondo le ultime stime del Sole 24 Ore, la cassaforte Giovanni Agnelli Bv vale 7,8 miliardi: il ramo Giovanni Agnelli che fa capo a John Elkann ne controlla circa il 38% attraverso la Dicembre, poi seguono il ramo Umberto Agnelli (che fa riferimento ad Andrea) con l’11,85, il il ramo Maria Sole il 11,63%, Giovanni Nasi con l’8,75, Laura Nasi-Camerana con il 6,52, Cristiana Agnelli-Brandolini d’Adda con il 5,67, Susanna Agnelli-Rattazzi il 4,81. L’addio di Andrea Agnelli alla Juventus dopo i fatti delle ultime settimane ha creato i primi problemi, con speculazioni sia sul futuro di Andrea (con ipotesi di liquidare la quota) che sul futuro della gestione del club calcistico.

La tensione ora caratterizza anche le lotte tra gli eredi di Leonardo Del Vecchio, il fondatore di Luxottica morto l’anno scorso a 87 anni. Il suo patrimonio stimato in 30 miliardi era stato diviso otto quote uguali, assegnate rispettivamente ai suoi sei figli (Claudio, Marisa, Paola, Leonardo Maria, Luca e Clemente), più alla sua seconda moglie Nicoletta Zampillo e al di lei figlio di primo letto, Rocco Basilico, prevedendo riconoscimenti anche per due suoi uomini di fiducia: Francesco Milleri, amministratore delegato di EssilorLuxottica (con sede a Parigi) e Romolo Bardin, messo alla guida della Delfin, la holding finanziaria domiciliata in Lussemburgo, mentre all’ultima moglie (sposata in realtà per la seconda volta) è toccato il 25 per cento (la metà del quale la signora ha girato al figlio Rocco).

Tuttavia Luca, 22 anni e Clemente, 19 anni, avrebbero deciso di impugnare parte del secondo testamento, considerando eccessivo il potere di Milleri, estraneo alla famiglia, nel quale si concentrano proprietà e gestione, contro gli insegnamenti della migliore governance: Milleri si è visto assegnare azioni Essilux per 400 milioni di euro con in più il ruolo di referente e coordinatore. In ballo ci sarebbe, secondo alcuni, la decisione su come dividere i 200 milioni per le tasse di successione, ma secondo altri ci sarebbe anche il futuro dei gioielli finanziari custoditi in Delfin, cioè le quote in Mediobanca (quasi il 20 per cento), nelle Assicurazioni Generali (9,82 per cento) e in Unicredit (2 per cento).

Scontri che in Italia nei grandi gruppi industriali in cui sono coinvolte le famiglie sono già avvenuti, a partire dai grandi protagonisti (pensiamo a Carlo De Benedetti), così come resta in bilico il futuro assetto del gruppo Benetton (Alessandro il figlio di Luciano ha preso ora le redini), mentre sono accesi da tempo i riflettori su Mediaset di Silvio Berlusconi.

Ma le tensioni in famiglia caratterizzano anche gli imperi all’estero, come quello dei Murdoch, tra carta stampata, televisioni (Sky su tutte, ceduta nel 2018 a Comcast), cinema e internet con la capogruppo News Corporation. Il capofamiglia Rupert, dopo aver superato gli scontri con le sorelle nel corso della sua scalata fino a diventare imperatore dei media, ora è alle prese con la questione della successione, anche considerando che a marzo festeggerà 92 anni: tra i sei figli (ma due dal terzo matrimonio non entrano nella linea di successione) l’erede designato è il figlio Lachlan, ma ad insidiarlo è il fratello James che cerca e in parte trova sponda nelle due sorelle Prudence ed Elisabeth.

La ricchezza di famiglia è racchiusa in una cassaforte oggi chiamata Cruden Financial Services, in cui Rupert detiene fino alla sua morte quattro voti su otto ma siccome tutte le scelte strategiche del gruppo vengono prese o approvate dentro Cruden, i figli hanno il potere di veto, se non fosse che anche a loro volta sono in contrasto, a partire da Lachlan e James, divisi in particolare modo dalla questione politica: il primo gestisce la Fox schierata a destra, il secondo lo accusa di aver soffiato sul fuoco del trumpismo.

Lotte intestine che hanno sempre caratterizzato i piani alti della Volkswagen in un conflitto durato mezzo secolo tra la famiglia Porsche, erede diretta del fondatore, l’ingegner Ferdinand, e quella dei successori Piëch: la decisione fu di spartirsi l’impero, ai primi le auto di lusso, ai secondi l’auto di massa. Una divisione che funzionò fino al 2010, quando venne riunito tutto il gruppo sotto un unico cappello che comprende Volkswagen, Audi, Porsche, Lamborghini, Seat, Skoda, Bugatti, Bentley, dopo il tentativo di scalata fallito dei Porsche. Ora la guerra sembra essersi placata, anche perché il gruppo è guidato da Herbert Diess proclamato tra i migliori manager del mondo e tra i dieci membri del consiglio di sorveglianza, che rappresenta gli azionisti, siedono due Porsche e un Piëch, tutti con passaporto austriaco.