Le accuse della Procura FIGC a Trentalange per D'Onofrio

“Comportamenti disciplinarmente rilevanti”. Questo è quanto emerso dalla istruttoria chiusa dalla Procura FIGC guidata da Giuseppe Chinè sul caso Rosario D’Onofrio, ex procuratore capo dell’Aia, arrestato il 10 novembre scorso per…

Trentalange inibizione FIGC

“Comportamenti disciplinarmente rilevanti”. Questo è quanto emerso dalla istruttoria chiusa dalla Procura FIGC guidata da Giuseppe Chinè sul caso Rosario D’Onofrio, ex procuratore capo dell’Aia, arrestato il 10 novembre scorso per traffico di droga internazionale, e in particolare sulla posizione del presidente dell’associazione italiana arbitri, Alfredo Trentalange.

Come riportato dalla Gazzetta dello Sport, sono diverse e pesantissime le accuse che il procuratore Chiné ha mosso contro Trentalange. Il presidente dell’Aia è accusato di «avere omesso di assumere qualsiasi iniziativa, anche la più minimale (…) volta ad accertare i reali requisiti professionali e di moralità del sig. Rosario D’Onofrio prima della proposta, fatta dallo stesso Trentalange, e conseguente nomina da parte del Comitato Nazionale Aia (marzo 2021), a Procuratore arbitrale dell’Aia, comportamento omissivo, seguito da quello commissivo di proposta, che ha determinato la nomina del D’Onofrio – con cui il Trentalange aveva un rapporto personale consolidato di vecchia data (era stato infatti lui a segnalarlo a Nicchi il 7 marzo 2009) – ad una carica di vertice di un importante Organo di giustizia domestica, mentre il nominato era detenuto agli arresti domiciliari presso la sua abitazione di Garbagnate Milanese perché condannato alla pena definitiva di anni 2 e 8 mesi di reclusione ed alla multa di 6.000 euro per gravissimi reati concernenti la detenzione di circa 44 kg di sostanze stupefacenti».

Inoltre, Chiné lo accusa anche di «aver contattato telefonicamente il vicepresidente della Commissione disciplinare Santoni, che aveva riscontrato negligenza e inadeguatezza professionale in capo al D’Onofrio (…), chiedendogli di non assumere nuove iniziative contro D’Onofrio». Trentalange avrebbe poi omesso di «controllare il possesso dei requisiti professionali e di moralità necessari per l’attribuzione al D’Onofrio di importanti onorificenze (arbitro benemerito e premio Lo Bello), mentre il D’Onofrio era agli arresti domiciliari».

Nessuna iniziativa anche per accertare e intervenire su D’Onofrio «che nel corso dell’incarico di Procuratore dell’Aia ha partecipato a pochissime riunioni in presenza (17 giugno 2021, 1 aprile 2022, 5 settembre 2022)» e sarebbe mancata anche «un’attività di controllo sui rimborsi delle spese (…), comportamento che ha agevolato l’attività illecita di D’Onofrio, il quale – tra marzo 2021 ad agosto 2022 – ha presentato richieste di rimborso spese allegando biglietti ferroviari falsificati».

Secondo Chiné Trentalange ha «comunicato e distribuito durante il Comitato Nazionale Aia riunitosi a Caltanissetta il 12 novembre 2022 un documento recante apparentemente le dimissioni dall’Aia di Rosario D’Onofrio, datato 9 novembre 2022 e firmato “Rosario D’Onofrio”, inviato dall’account di posta elettronica in uso al fratello del Procuratore (…), senza avere previamente compiuto la benché minima verifica sull’attendibilità» dello stesso.

Il presidente è accusato di «avere reso dichiarazioni non veridiche» nel Consiglio Figc del 15 novembre «in ordine alla avvenuta acquisizione di un curriculum di D’Onofrio prima della sua nomina a Procuratore Aia, ai titoli di studio e professionali ed alle presunte, ma inesistenti, autocertificazioni rese dal medesimo».