"Le nuove guerre del calcio": la corsa del pallone verso il 2030

Il calcio è al centro di una serie di cambiamenti che da qui al 2030 potrebbe cambiarne drasticamente la fisionomia. Negli anni, l’industria calcistica ha distribuito dividendi di carattere finanziario,…

Le nuove guerre del calcio

Il calcio è al centro di una serie di cambiamenti che da qui al 2030 potrebbe cambiarne drasticamente la fisionomia. Negli anni, l’industria calcistica ha distribuito dividendi di carattere finanziario, politico e di immagine fuori dal comune. È diventata il terreno di scontro tra fondi di investimento, broadcaster e giganti del web pronti a spendere grandi somme per conquistarne il controllo e accaparrarsi asset nevralgici, come i diritti media.

Una dozzina di club ha assunto i connotati della multinazionale, blindando fatturati e predominio tecnico, mentre le altre società hanno cominciato a perdere terreno. Il calcio contemporaneo è diventato una sorta di Rift Valley e i terremoti che lo stanno scuotendo sembrano spingerlo verso un modello orientato allo show business, appannaggio privilegiato dei club più facoltosi. Oggi lo sport e il calcio in particolare fanno parte del terremoto geopolitico che cambierà definitivamente le relazioni di potere dentro e fuori l’Europa.

Quello che nascerà sarà il frutto di un conflitto tra chi ambisce a edificare un calcio sempre più elitario e mediatico e chi, nel solco di ciò che è stato il calcio dei Maradona e dei Paolo Rossi, auspica il ritorno a uno sport più vicino ai tifosi, con meno star e megaingaggi.

In questo contesto si inserisce il volume “Le nuove guerre del calcio”, scritto dal giornalista de Il Sole 24 Ore Marco Bellinazzo e la cui presentazione si è tenuta questo pomeriggio, presso la libreria Feltrinelli di Piazza del Duomo, a Milano. Un’opera presentata alla presenza dell’amministratore delegato dell’Inter Giuseppe Marotta e del presidente della Lega Serie A Lorenzo Casini, con il presidente del Milan Paolo Scaroni intervenuto in collegamento telefonico.

«Questo libro è nato un anno e mezzo fa, e il titolo è stato scelto un anno e mezzo prima che accadessero una serie di cose. La parola guerra mi sembrava poco sensibile, ma dentro i fatti dello scontro tra Russia e Ucraina ho trovato molte delle cose che stavo scrivendo. Mi sono ricordato del 2003, quando Vladimir Putin manda a Londra uno dei suoi oligarchi preferiti a comprare il Chelsea. Da quel momento la storia del calcio cambia», ha raccontato l’autore.

«Dal 2003 il calcio diventa il contesto in cui avviene una serie di scontri. La FIFA dice che il calcio non è politica, ma non c’è nulla di più politico del calcio. Il calcio è un fenomeno sociale che condiziona l’umore di 4-5 miliardi di persone e se controlli l’umore puoi controllare consenso e dissenso. Per quello i grandi Stati mettono le mani sul calcio, per quelli i big dello streaming acquistano i diritti tv», ha aggiunto ancora Bellinazzo.

«Al centro dello scenario bisogna rimettere i tifosi e l’elemento popolare e passionale del calcio. Il calcio va difeso, almeno quello che abbiamo amato finora», ha spiegato ancora l’autore. Da parte sua, Marotta ha sottolineato come il calcio un «fenomeno sportivo, sociale, un contenitore di valori e un fenomeno di business. Questo processo ha portato a un’esasperazione. In 40 anni ho accompagnato questo fenomeno in un cambiamento radicale. Il mio calcio è iniziato con i campi pieni di fango e segatura con la pioggia, con gli scarpini dei calciatori che erano fissi mentre oggi i calciatori di alto livello hanno mediamente 20 paia di scarpe a testa. Oggi accanto allo spogliatoio dell’allenatore ci sono figure e profili che nulla hanno a che vedere con il calcio nel suo senso “romantico”».

Anche il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, si è detto «molto lieto di essere qui per un libro che deve essere letto. A parte il tema degli stadi, troviamo tutte le principali tematiche che attraversano il calcio oggi, dai conflitti politici della Superlega alla tecnologia e diritti tv e si chiude con il calcio e la democrazia».

«La dimensione passionale del calcio non si può perdere, ma serve una visione industriale. Serve un modello partecipato, perché se l’interesse del calcio diventa pubblico, allora legittima l’intervento dello Stato. In molti si sono posti problemi di questo tipo, dalla creazione di internet alla nascita della Wada per il doping», ha aggiunto.

Dello stesso avviso anche Paolo Scaroni, presidente del Milan: «Marco ha scritto un librone. Abbiamo davanti a noi un esempio virtuoso da seguire. Stadi pieni, pubblico internazionale, campioni e soprattutto giovani talenti e anche italiani».

“Le nuove guerre del calcio” di Marco Bellinazzo si propone dunque come un volume estremamente di attualità, che tocca diversi argomenti con l’obiettivo di aiutare gli appassionati a comprendere il calcio attuale e i suoi problemi, e di dotarli degli elementi necessari a capire il calcio che verrà.