«Lo stadio? Non ne sappiamo niente. Nessuno ci ha informato e non abbiamo ricevuto né lettere, né raccomandate. Che ce ne dobbiamo andare l’abbiamo letto sui giornali. A luglio è venuto un ingegnere. Aveva una squadra di tecnici, hanno fatto volare dei droni, hanno detto che ci avrebbero fatto sapere e poi sono spariti». Lo ha raccontato a La Repubblica uno dei residenti di via degli Aromi nella zona di Pietralata dove sorgerà il nuovo stadio della Roma.
«Stiamo qui dal 1929. Abitiamo da tre generazioni in questo casale che ormai ha più di cento anni. L’abbiamo trasformato in quattro unità abitative di 50 mq. Prima dovevano fare lo Sdo e l’area era già stata espropriata dal Comune, poi non hanno fatto niente. Così i terreni sono tornati ai proprietari, ora ai figli e ai nipoti. Non credo che dovremmo andar via, sarà come con gli altri progetti».
«Siamo al centro di un parco dal valore inestimabile – racconta Luciano, un altro abitante della zona – dove vivono istrici, volpi e fagiani. La macelleria di Largo Beltramelli ogni settimana ci dà gli scarti da portare agli animali: vado io a prendere le buste e so dove lasciare il cibo ai nostri amici pelosi. No, non permetteremo a nessuno di rovinare tutto questo. Neppure alla amata Roma. Qui abbiamo costruito le nostre case, le nostre abitudini che sono tutto quello che abbiamo».
«Dove andremo? E che gliene frega. Una decina di anni fa ci hanno tolto un pezzo di terra su cui avevamo costruito una base di cemento, che fu una grande spesa. Poi ce l’hanno compensata con la cessione di un altro pezzo di terra dalla parte opposta. Qui è tutto abbandonato. Il sottovia che porta al Pertini si allaga, intorno è pieno di stranieri, centinaia, sono quelli che stavano dentro la stazione Tiburtina. Sono loro a causare molti incendi. Ora aspettiamo una nuova collocazione: ci sono varie ipotesi tra le quali Casal Bianco, Tor Cervara. Ma ormai viviamo appesi», spiega Sara che gestisce con il marito Andrea una concessionaria di auto.