Anche gli sponsor tecnici iniziano a fuggire dalla Russia. Il primo accordo a saltare è stato quello tra la federcalcio russa e Adidas, reso noto da un portavoce della società tedesca: «Adidas sospende con effetto immediato la sua partnership con la Federcalcio russa», ha affermato un portavoce della società che nel 2020 ha generato il 2,9% del proprio fatturato nelle nazioni Russia, Ucraina e Csi. Adidas produceva i kit delle squadre nazionali russe dal 2009 e nel 2018 l’Unione calcistica russa (RFU) e Adidas avevano esteso la loro collaborazione fino al 2022. Il colosso tedesco segue le decisioni della FIFA e della UEFA che hanno deciso di sospendere tutte le squadre russe, siano esse rappresentative nazionali o squadre di club, saranno sospese dalla partecipazione alle competizioni FIFA e UEFA.
Una decisione, quella di Adidas, che tuttavia potrebbe anche avere ulteriori ripercussioni. Perché certamente la sponsorizzazione della nazionale russa era la partnership più in vista, ma cosa succederà ora per tutti gli altri accordi a livello calcistico? Basti pensare, ad esempio, all’italiana Macron che dal 2018 veste la nazionale della Bielorussia (altro Paese al centro delle polemiche negli ultimi giorni per l’invasione dell’Ucraina considerando l’appoggio totale alla Russia dello Stato guidando da Lukashenko) anche se in un rapporto non diretto: Macron non ha infatti un rapporto con la federcalcio bielorussa ma solo con l’Uefa nell’ambito del Kit Assistance Scheme, partnership tra l’azienda bolognese e la federcalcio continentale che a fine maggio scadrà con Macron che verrà sostituito da Errea.
Senza considerare, poi, i vari accordi stretti tra brand sportivi e club calcistici:
Puma
- Dinamo Mosca
- Krasnodar
- Khimki
- Krylya Sovetov Samara
- Sochi
- Rostov
Nike
- Spartak Mosca
- Ural
- Zenit San Pietroburgo
Adidas
- Arsenal Tula
- Lokomotiv Mosca
Joma
- Cska Mosca
- Ufa
Jako
- Nizhny Novgorod
- Rubin Kazan
Macron
- Akhmat Grozny
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