Ha avuto del clamoroso quello che è successo in Tunisia-Mali il 12 gennaio scorso, sfida valevole per il girone F di Coppa d’Africa. Il direttore di gara zambiano Janny Sikawze, al minuto 85 della partita ha deciso di fischiare tre volte, decretando la fine e scatenando le polemiche delle due squadre, visto che mancavano ancora cinque minuti più recupero al termine. Le due formazioni sono poi tornate in campo dopo qualche minuto di interruzione e, per la seconda volta, Sikazwe ha deciso di fischiare la fine, senza concedere minuti di recupero, e in anticipo di 13 secondi rispetto al novantesimo minuto.
L’arbitro ha ricordato quella situazione, affermando di aver rischiato di morire per un colpo di calore. Tuttavia, Sikazwe crede che la sua errata decisione di fischiare anzitempo la fine della partita, sia stata in realtà una benedizione di Dio. «Ho visto persone andare a fare il suo dovere fuori dal paese e tornare in una bara», ha detto ai giornalisti dopo essere tornato in Zambia.
«Ero molto vicino a tornare in quella condizione. Sono stato fortunato a non essere entrato in coma. Sarebbe stata una storia molto diversa, i medici mi hanno detto che il mio corpo non si stava raffreddando, quella sarebbe stata la fine. Credo che Dio mi abbia detto di terminare la partita. Mi ha salvato», ha aggiunto.
Alcune partite della competizione africana sono state giocate in un clima estremo, con temperature superiori ai 30 ° C e umidità che raggiungeva picchi dell’85%. Condizioni in cui Tunisia e Mali si sono sfidate all’Omnisport Stadium di Limbe, in Camerun.