Con 8,5 mld di euro, il servizio radiotelevisivo pubblico tedesco evidenzia il giro d’affari più elevato nel confronto europeo, il triplo rispetto a quello italiano (€2,5 mld). Completano il podio Gran Bretagna (€6,7 mld) e Francia (€3,6 mld). Nel 2020 l’Italia segna la maggiore contrazione dei ricavi (-5,4% sul 2019), seguita da Germania e Francia che diminuiscono, rispettivamente, dell’1,9% e del 2,8%. Registrano invece una variazione positiva Spagna (+1,3% sul 2019) e Regno Unito (+1,2%).
L’Italia (Rai) si distingue quanto a redditività industriale: nel 2020 l’ebit margin della TV pubblica italiana si è attestato al 3,8% (in miglioramento di 1,1 p.p. sul 2019), inferiore solo al 6,6% del Regno Unito, mentre permangono in territorio negativo Francia (-1%) e Spagna (3,5%).
In Europa si possono distinguere due modelli di gestione del servizio pubblico radiotelevisivo: uno integrato in cui gli operatori sono attivi su più piattaforme (TV, radio, web) e su diverse aree di mercato (nazionale, regionale e internazionale), adottato da Germania, Italia, Regno Unito e Spagna, e uno specializzato, presente in Francia, in cui la gestione televisiva è distinta da quella radiofonica, in capo a due soggetti diversi:
- REGNO UNITO/BBC-Channel 4 Television: 19 canali TV e 17 canali radio;
- FRANCIA/France Télévisions: 6 canali TV; Radio France: 7 canali radio;
- GERMANIA/ARD-ZDF: 17 canali TV (di cui 10 ARD, 3 ZDF e 4 in joint venture) e 6-7 canali radio per macro regione; Deutschlandradio (50% ARD e 50% ZDF): 3 canali radio nazionali;
- SPAGNA/RTVE: 7 canali TV e 6 canali radio; Federazione FORTA: 28 canali TV e 21 canali radio;
- ITALIA/RAI: 13 canali TV e 12 canali radio.
All’Italia spetta il più basso canone unitario fra i maggiori Paesi europei, inferiore anche alla media europea (€0,25 al giorno per abbonato contro i €0,34 medi). Molto più onerose per i contribuenti la TV pubblica tedesca (€0,58 giornalieri), quella britannica (€0,48) e francese (€0,38).
- REGNO UNITO: 173,7 euro (€0,48 al giorno); in % del Pil pro-capite: 0,53%.
- GERMANIA: 210 euro (€0,58 al giorno); in % del Pil pro-capite: 0,61%.
- FRANCIA: 138 euro (€0,38 al giorno); in % del Pil pro-capite: 0,45%.
- ITALIA: 90 euro (€0,25 al giorno); in % del Pil pro-capite: 0,36%.
- MEDIA EUROPEA: 125 euro (€0,34 al giorno); in% del Pil pro-capite: 0,5%.
Il basso canone unitario italiano è parzialmente compensato dalla pubblicità, sottoposta a criteri di affollamento restrittivi (ulteriormente inaspriti dal 2022 e ancor di più nel 2023), così come avviene in Francia e Germania, mentre è assente nella BBC e nella RTVE.
In Italia canone unitario di €90 è in vigore dal 2017 ed è stato confermato anche per il 2022 e per gli anni seguenti. La quota del canone ordinario che viene incassata dalla Rai è pari a circa l’86% di quanto pagato dall’utente (era il 93% nel 2013), pari a 77 euro circa, dopo la deduzione dai 90 euro della tassa concessione governativa, del 50% extra-gettito trattenuto dallo Stato, del Fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, dell’IVA e di altro.
In termini assoluti, lo Stato Italiano trattiene pertanto un importo complessivo di circa €290 mln. Tale percentuale è inferiore a quella dei maggiori Paesi europei: Germania (98%), UK (96%) e Francia (96%), mentre la media europea è del 89,5%. Nel 2016 l’inserimento in bolletta del canone si è tradotto in un incremento del numero di abbonati di oltre il 30%; quota sostanzialmente stabile a partire dal 2018, passando da 22 milioni a 22,3 milioni attuali.