Il Manchester City “vince” anche in MLS. Nella notte infatti il New York City si è aggiudicato per la prima volta la Major League Soccer statunitense: ai rigori, dopo l’1-1 dei 120′, New York ha sconfitto i Portland Timbers grazie agli errori decisivi dal dischetto di Mora (che aveva trovato il pareggio in pieno recupero) e Valeri.
Si tratta così del primo importante successo fuori dall’Inghilterra del City Football Group, la società che guida cioè le società della galassia del Manchester City, tra i principali esempi di multiproprietà insieme a Red Bull. La holding controllata dalla famiglia regnante di Abu Dhabi (in cui il 12% è in mano ai cinesi di China Media Capital e CITIC Capital e il restante 10% è posseduto dagli americani della Silver Lake Partners) ha acquisito la piena proprietà o quote di minoranza in 10 club in tutto il mondo negli ultimi dieci anni: al centro c’è ovviamente il Manchester City, ma l’elenco spazia dal Melbourne City fino, ovviamente, al New York City.
Al centro delle operazioni del CFG c’è l’ex Barcellona Ferran Soriano, che dal 2012 è ceo del Manchester City e dell’intero gruppo, vero deus ex machina dei successi dei citizens e di tutta la società legata ad Abu Dhabi negli ultimi anni. E una delle prime mosse è stata quella di fondare nel 2013 il New York City FC, prima franchigia controllata dalla holding, che è stata ammessa nella MLS dal 2015, con un rapporto stretto con la casa madre inglese: il secondo allenatore della squadra della Grande Mela è stato Patrick Vieira (che prima nella dirigenza del settore giovanile del Manchester City), seguito da Domenec Torrent, catalano storico assistente di Guardiola. E anche per quanto riguarda i giocatori non sono mancati collegamenti, a partire da Frank Lampard che nel 2014 firmò un biennale con New York, passando tuttavia i primi sei mesi in prestito a Manchester.
Al centro c’è anche tuttavia lo sviluppo dei giovani. «Il calcio è il nostro business, è ciò che facciamo, quindi la nostra rete di club ci permette di crescere dal punto di vista tecnico, di sviluppare giocatori di alto livello che permettono al gruppo di essere finanziariamente sostenibile», le parole dello stesso Soriano in una intervista a The Athletic del dicembre 2020. «La nostra più grande frustrazione è che non ci siano le squadre riserve nelle serie inferiori della piramide inglese, quindi abbiamo dovuto creare un sistema diverso per sviluppare giovani giocatori di età compresa tra 18 e 22 anni. I vecchi prestiti non assicurano un monitoraggio costante della crescita e delle prestazioni, possono creare più problemi di quanti non ne risolvano. In questo modo, poi, stiamo costruendo tante squadre in giro per il mondo che saranno pronte a competere al vertice dei rispettivi campionati e confederazioni, a giocarsela per la Champions League asiatica o del Nordamerica, e ovviamente per quella europea», ha aggiunto Brian Marwood, managing director of global football per il CFG.