Tebas: «Liga senza Messi? In Serie A -10% ricavi con CR7»

Tanti i temi toccati da Javier Tebas, presidente della Liga, in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera. Al centro l’accordo tra la lega spagnola e Cvc,…

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Tanti i temi toccati da Javier Tebas, presidente della Liga, in una lunga intervista concessa al Corriere della Sera. Al centro l’accordo tra la lega spagnola e Cvc, simile a quello per cui stava trattando la Serie A e sul quale il numero uno del campionato iberico invita i club italiani a ripensarci.

«Il mio non è un sogno, ma un obiettivo: trasformare la Liga nel primo campionato al mondo, azzerando in 7/9 anni la distanza dalla Premier League», le parole di Tebas. «Con più di 2000 milioni di euro il sistema potrà crescere, affrontando con maggiore liquidità la crisi dovuta al Covid. Ma non è il denaro che farà la differenza, bensì i progetti di sviluppo. Serve più digitalizzazione e internazionalizzazione. Ma soprattutto serve migliorare la competizione, metterla al centro. Punti deboli dell’accordo? Nessuno».

«Più è forte la Liga, più è difficile per il Real crearsi una Superlega. Io voglio anche una serie A forte economicamente. L’ho detto tante volte anche al presidente della Juventus, Andrea Agnelli, che ora deve fare un aumento di capitale di 300 o 400 milioni: la soluzione non è nella Superlega ma nel portare la serie A al livello che merita. Non ci può essere tutta questa differenza fra Liga e Serie A. L’Italia, organizzandosi, potrebbe tornare in pochi anni ai livelli di un tempo. Ha tutto per riuscirci. Ma deve cambiare mentalità».

«L’addio di Messi? È ovvio che avrei preferito continuasse con noi. Ma se il sistema calcio spagnolo non è crollato quando se ne è andato Cristiano nel 2018, vedrete che non succederà nemmeno stavolta. Anzi, mi pare che, nonostante CR7, i diritti tv della serie A siano scesi del 10% a livello nazionale e ancora di più a livello internazionale. Noi invece siamo addirittura cresciuti. Il campionato sta sempre sopra ai singoli calciatori».

«La Serie A potrebbe ripensarci sui fondi? Be’, all’idea dei fondi voi ci avevate pensato prima di tutti, quindi credo di sì, non escludo che l’esempio della Spagna possa essere seguito. Anche perché la serie A deve fare un cambio urgente, di controllo economico e di iniezioni come quella dei fondi. Ma alla svelta. Altrimenti rischia di restare molto indietro. Deve internazionalizzarsi, ma se vuole tornare al passato deve guardare al futuro. Come fa l’Italia a incassare meno dello Spagna, essendo superiore per abitanti e reddito pro capite?».