Elkann e le difficili gestioni operative di Juve e Ferrari

Ottimi risultati nella gestione economica delle principali aziende, meno bene per quanto riguarda invece gli aspetti sportivi. È questo il quadro che Milano Finanza fa di John Elkann, il numero…

Exor dividendo Ferrari

Ottimi risultati nella gestione economica delle principali aziende, meno bene per quanto riguarda invece gli aspetti sportivi. È questo il quadro che Milano Finanza fa di John Elkann, il numero uno di Exor, la holding che controlla tra le altre Cnh Industrial, Ferrari, Juventus e la quota di casa Agnelli in Stellantis.

Un Re Mida, considerando che appunto Exor  ha visto crescere il proprio nav per azione a un tasso annuo del 18,7% (contro l’11,4% dell’indice Msci) dal 2009, da quando cioé Elkann ha preso le redini in qualità di amministratore delegato e presidente. E un discorso simile si può fare anche per quanto riguarda Fca-Stellantis che da quando Elkann ha giuocato un ruolo più operativo (da luglio 2018 dopo la morte di Sergio Marchionne) ha reso quasi il 50% in totale.

Meno facile è stato invece il suo percorso quando ha preso le redini operative delle controllate sportive dell’impero industriale della dinastia piemontese: ovvero la Juventus e la Ferrari (per quanto sia limitativo parlare solo di controllata sportiva per quanto concerne la scuderia di Maranello).

In casa bianconera, prosegue Milano Finanza, Elkann ebbe un incarico molto operativo nel club nel periodo immediatamente post-Calciopoli, affidandosi per la gestione a Giovanni Cobolli Gigli e a Jean Claude Blanc. La squadra ripartì bene dopo il ritorno in Serie A, ma negli ultimi anni i risultati furono deludenti: solo con la nomina di Andrea Agnelli a presidente, nel maggio 2010, la squadra iniziò un nuovo ciclo vincente a partire dalla stagione 2011/12.

Va comunque ricordato che Elkann, in qualità di presidente di Exor (che controlla la Juventus con il 63% delle quote), ha sempre dato il proprio sostegno alla società bianconera anche sotto la gestione Andrea Agnelli, in cui si sono susseguiti tre aumenti di capitale per complessivi 820 milioni: il primo da 120 milioni nel 2011, il secondo da 300 milioni nel 2019 e infine il terzo da 400 milioni che dovrebbe essere concluso entro la fine del 2021. Aumenti di capitale di cui Exor ha sempre sottoscritto la propria quota.

Passando invece a Maranello, sono stati due i momenti operativi di Elkann alla Ferrari: il primo durò pochissimo, quando, nel luglio 2018, dovette intervenire in prima persona dopo la morte di Sergio Marchionne, allora anche amministratore delegato di Maranello (Elkann era presidente), nominando nel giro di pochi giorni il manager maltese Louis Camilleri quale nuova guida operativa della scuderia.

Il secondo momento è invece quello attuale, iniziato nel dicembre 2020 quando Camilleri annunciò le dimissioni dalla Ferrari e Elkann assunse ad interim il ruolo di ad della società: un mandato che terminerà il prossimo settembre quando entrerà in carica il nuovo amministratore delegato, Benedetto Vigna, proveniente da St Microelectronics e manager dall’alto profilo hi tech.

Guardando alla Borsa, questo secondo periodo di Elkann alla guida della Ferrari non è stato entusiasmante, con una performance stabile da inizio 2021 mentre il Ftse Mib ha fatto segnare un +15%, seppur vada ricordato che Ferrari era reduce da una corsa al rialzo pazzesca dalla sua dalla quotazione (+ 327% negli ultimi cinque anni e +19% negli ultimi 12 mesi) ed era quindi praticamente impossibile mantenere questo ritmo. Anche se gli analisti ora non sono più così concordi nel raccomandare il titolo di Maranello. Le guidance implicano un utile operativo inferiore nella seconda metà 2021 legata anche a maggiori spese operative e a maggiori investimenti in ricerca e sviluppo anche per quanto riguarda la Formula 1”, ha fatto notare IntesaSanpaolo aggiungendo inoltre che il prossimo il Capital Market Day -il primo presentato dal nuovo ad Vigna, si terrà il 16 giugno 2022, “un po’ tardi rispetto alle attese del mercato”.

Sullo sfondo poi rimane l’aspetto sportivo, non secondario, per quanto riguarda la Formula 1, con un bilancio delle Rosse deficitario. E non bisogna pensare che si tratti soltanto un problema sportivo, legato alla delusione dei milioni di tifosi sparsi in tutto il mondo. Sergio Marchionne ha spiegato in più di un’occasione che Ferrari non può e non vuole fare pubblicità ai propri prodotti, visto l’allure che ne fa un marchio unico al mondo, ma proprio per questo è obbligata a vincere sulle piste per proseguire ad alimentare quel mito che poi in un circuito virtuoso si riverbera sui bilanci. E in questo quadro appare sempre più inaccettabile che non solo a Maranello non si vinca un Mondiale piloti dal 2007 (grazie a Kimi Raikkonen) ma anche che quest’anno, in attesa delle modifiche regolamentari, la scuderia sia andata nemmeno vicina a essere veramente competitiva. In una sorta di mediocrità inescusabile per il team simbolo della storia della Formula 1 e dell’automobilismo mondiale.