Sky e i 10 miliardi spesi per la Serie A: cosa succede ora

Un investimento da quasi 10 miliardi in 18 anni. Il 31 luglio 2003 nasceva ufficialmente Sky Italia, società nata dalla fusione delle due pay-tv all’epoca attive in Italia, Tele+ e…

Sky stop digitale terrestre

Un investimento da quasi 10 miliardi in 18 anni. Il 31 luglio 2003 nasceva ufficialmente Sky Italia, società nata dalla fusione delle due pay-tv all’epoca attive in Italia, Tele+ e Stream. Al centro, già prima della fusione, delle due offerte c’era la Serie A: una novità nata negli anni ’90, quella del calcio a pagamento, prima con qualche partita tra anticipi e posticipi, poi con tutto il campionato.

Nel 2003 così Sky diventa il principale partner della Serie A, ruolo che di fatto occuperà fino al termine della stagione in corso: dall’anno prossimo, infatti, sarà Dazn il principale finanziatore dei club, dopo l’accordo da 840 milioni annui per trasmettere il campionato in streaming.

Così, almeno fino al 2024 (al termine cioè del prossimo triennio dei diritti tv), Sky per la Serie A resterà in secondo piano, dopo aver investito poco meno di 10 miliardi di euro per trasmettere il campionato in questi anni.

STAGIONE SKY
2003/04 320
2004/05 385
2005/06 362
2006/07 342
2007/08 437
2008/09 500
2009/10 500
2010/11 575
2011/12 575
2012/13 561
2013/14 561
2014/15 561
2015/16 573
2016/17 573
2017/18 573
2018/19 780
2019/20 780
2020/21 780
TOTALE 9.738
Dati in milioni di euro

Non un monopolio, considerando che spesso altri soggetti hanno potuto trasmettere le gare (dal flop ContoTv a Dahlia fino a Mediaset Premium e la stessa Dazn), ma comunque un rapporto particolarmente stretto con la Serie A. Diciotto anni che si possono dividere sostanzialmente in due: fino al 2009/10 infatti la vendita dei diritti tv avveniva individualmente, con Sky che andava a trattare con i singoli club (arrivando a versare circa la metà del suo investimento a Juventus, Inter e Milan), mentre dal 2010/11 l’introduzione della cosiddetta Legge Melandri ha portato alla vendita collettiva, con distribuzione in base a diversi criteri come avviene oggi, seppur con diverse modifiche ai criteri iniziali.

Dai 320 milioni a stagione indicati dalle cronache dei quotidiani nel 2003/04, Sky è arrivata a versare 780 milioni annui nel triennio che si concluderà con il campionato in corso: in totale, 9,7 miliardi circa versati nelle casse dei club e della Lega.

Periodo Sky Mediaset Dahlia Dazn TOTALE
2010/12 575 218 30 823
2012/15 561 268 829
2015/18 573 373 946
2018/21 780 193 973
2021/24 ? ? 840 ?
Dati in milioni

 

Ora la situazione, dicevamo, è cambiata, con Dazn che trasmetterà tutta la Serie A in streaming, con 7 gare in esclusiva e 3 in co-esclusiva. Sky resta comunque in ballo per trasmettere le 3 gare in co-esclusiva, con il nuovo bando che la Lega realizzerà nei prossimi giorni per provare a incassare intorno ai 110/120 milioni di euro a stagione.

Un investimento comunque ridotto per Sky, nel caso in cui si aggiudicasse il pacchetto (che potrebbe interessare, tra gli altri, anche Mediaset, Discovery e più staccato Amazon), con un notevole risparmio.

Che impatto però potrebbe avere sui conti l’assenza della Serie A, totale o quasi? Nel bilancio chiuso al 30 giugno 2019 (ultimo integrale depositato da Sky, che dal 2019 è passata alla chiusura al 31 dicembre in linea con la controllante Comcast), Sky ha registrato ricavi per complessivi 3,29 miliardi di euro, di cui 2,6 miliardi dagli abbonamenti residenziali (5,2 milioni di abbonati, con stime che parlano di circa il 40% abbonato per vedere la Serie A) e 261 milioni di pubblicità. Il costo dei diritti è stato pari a 1,89 miliardi, mentre il costo del personale (3.044 dipendenti, di cui 150 dirigenti e 329 giornalisti) è stato pari a 261 milioni di euro.

Sulla base dei dati al 30 giugno 2019, è ipotizzabile pensare che Sky possa perdere oltre 1 milione di abbonati, considerando il costo medio pari a 500 euro annuo per abbonati, a fronte di circa 700 milioni di risparmio dalla Serie A: ma va tenuto in considerazione, tuttavia, non solo il fatto che nel frattempo gli abbonati siano a quota 5 milioni in questi anni, ma anche il fatto che il calo riguarderebbe pure la raccolta pubblicitaria (in buona parte collegata al campionato) e gli stessi ricavi, alla luce di quanto dichiarato dall’ad di Sky Maximo Ibarra nei giorni scorsi.

«Se la Serie A non ci fosse, ovviamente, ne scaleremo il costo dall’abbonamento ai clienti in modo del tutto trasparente e proattivo», le sue parole a Repubblica. Numeri che potrebbero portare a conseguenze anche sul fronte del personale, anche se Ibarra non si è sbilanciato: «Sulle cifre non commento in alcun modo, anche perché è un tema che affronterò con i sindacati in un primo incontro il 9 aprile per avviare un dialogo costruttivo basato su un approccio socialmente sostenibile».

L’obiettivo resta comunque quello di mantenere una base di abbonati legati al calcio e allo sport, tra le eventuali 3 partite di Serie A in co-esclusiva, le coppe europee, i campionati esteri e i motori. “Dalla stagione 2021/2022, Sky e NOW continueranno a proporre ai nostri abbonati un’amplissima offerta sportiva con oltre 400 partite tra UEFA Champions League, UEFA Europa League e UEFA Europa Conference League, ed il grande sport in diretta con i motori, il tennis, il basket NBA, il rugby e molto altro”, ha spiegato in una nota Sky, aggiungendo che gli investimenti per rafforzare la propria offerta non mancheranno. Basterà? Lo diranno i numeri nei prossimi mesi (al netto di eventuali accordi sul campionato).

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