Stadio Roma, una mozione del M5S per fermare il progetto

Il progetto per il nuovo stadio della Roma trova un altro ostacolo sulla sua strada. Come se non bastassero i dubbi su Tor di Valle (ufficiosamente, secondo quanto appreso…

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Il progetto per il nuovo stadio della Roma trova un altro ostacolo sulla sua strada. Come se non bastassero i dubbi su Tor di Valle (ufficiosamente, secondo quanto appreso da Calcio e Finanza, il progetto sui terreni ora pignorati da Eurnova è ritenuto impossibile da portare a realizzazione), ora è il Movimento 5 Stelle che alimenta il pessimismo.

Lo ha fatto tramite una mozione proposta da alcuni consiglieri del partito per bloccare l’iter e mettere la parola fine sullo stadio nella zona scelta dieci anni fa. Il Consigliere Simona Ficcardi ha depositato un testo appoggiato anche da Stefano Fassina e Agnese Cattini.

«Una Mozione che impegna la Giunta capitolina e la Sindaca a non procedere ulteriormente con l’insediamento stadio Tor di Valle, era divenuta secondo me necessaria», le parole di Simona Ficcardi su Facebook.

«Molti sono stati i pareri e le segnalazioni, anche dall’interno del MoVimento, che considerano insostenibile ad ogni livello l’insediamento e che sottolineano come i risarcimenti, per un progetto che non ha mai visto approvazione di variante in assemblea Capitolina, non sarebbero dovuti, al contrario di come per anni si è temuto in Maggioranza», ha aggiunto.

«Dalle semplificazioni, alla questione viabilità che non è mai stata risolta (il parere del Politecnico di Torino si supererebbe solo dopo la realizzazione del Piano Urbano Mobilità Sostenibile, che tuttavia non può concentrarsi prioritariamente sulle zone destinate al progetto stadio, poiché sono molti i quartieri di Roma che necessitano interventi imminenti sulla mobilità), fino alle ultime questioni venute fuori sul pignoramento dei terreni, o sulla probabile impossibilità dei proponenti di mettere in atto le prescrizioni della conferenza dei servizi, per concludere con la poca appetibilità sul mercato di uffici, in epoca smart working», ha proseguito ancora.

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«Da ultimo, ma non in ordine di importanza, ritengo necessario un atto chiaro per scansare ogni equivoco, anche in vista delle sentenze giudiziarie che riguardano l’opera. Sarebbe opportuno che quantomeno si rinviasse il dibattito, ferme le proposte alternative di cui si apprende dalla stampa e che potrebbero arrivare dalla stessa società proponente. Ho depositato questi testi insieme a Stefano Fassina e Agnese Cattini che ringrazio per la collaborazione e per l’amor di territorio e sostenibilità», ha concluso Ficcardi.