L’Associazione dei calciatori spagnoli e La Liga non hanno raggiunto un accordo sulla riduzione salariale dei giocatori di Prima e Seconda divisione.
Nel caso della Primeira division, i giocatori hanno proposto una riduzione del 20% nel caso in cui non fosse ripreso il campionato, di cui il 10% sarebbe stato restituito loro durante la stagione successiva. Nel caso in cui si torni a giocare, sia a porte chiuse che a porte aperte, non c’era motivo secondo loro di rinunciare a qualsiasi importo. Per quanto riguarda la Segunda è stata proposta una riduzione dell’8%, mentre un altro 8% è stato restituito la scorsa settimana.
Proposte molto lontane da quelle formulate dai funzionari della Liga, i quali ritengono che i giocatori debbano ricevere il 60 percento del reddito totale.
A questo punto, poiché non esiste un contratto collettivo, saranno gli Erte, expedientes de regulación temporal de empleo, un meccanismo già esistente che permette temporaneamente alle imprese di sospendere i contratti di lavoro, e le misure previste nei singoli contratti a determinare le riduzioni salariali.
Inoltre, l’AFE, l’assocalciatori spagnola, ha ribadito la sua preoccupazione per la sicurezza al ritorno al lavoro. Il sindacato dei calciatori lavora ad un protocollo in cui, ad esempio, se appare un giocatore con il virus, l’intera squadra viene messa in quarantena, mentre La Liga ritiene che sarebbe sufficiente isolare il giocatore interessato e controllare il resto.
Allo stesso tempo, AFE ha inviato una lettera a Irene Lozano, presidente del Consiglio superiore degli sport, al fine di aprire un canale di dialogo per analizzare le diverse questioni che riguardano il sistema calcio nella situazione attuale del paese.
I rappresentanti dei calciatori hanno riportato nella lettera una serie di domande che hanno a che fare con gli aspetti lavorativi e organizzativi della disciplina sportiva. Un’iniziativa volta ad aprire un dialogo e una cooperazione, necessari soprattutto in questo momento, tutti consapevoli che la priorità ora è la salute pubblica.