Una volta il campionato italiano era considerato il migliore al mondo. Non a caso a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, ed in parte anche negli anni 2000, in Italia sono passati i calciatori più forti. Gli anni dei grandi investimenti, gli anni in cui l’Italia calcistica era invidiata in tutto il mondo.
Il sogno di ogni calciatore era calcare i campi del campionato italiano. Un campionato ricco ed equilibrato. Lo scudetto era una competizione a sette, le famose sette sorelle. C’era la Juventus degli Agnelli, il Milan di Berlusconi, l’Inter di Moratti, la Fiorentina di Cecchi Gori, la Lazio di Cragnotti, la Roma di Sensi e il Parma di Tanzi.
Super ingaggi, grandi acquisti da tutta Europa. I migliori calciatori erano nel nostro campionato. Il più difficile e bello d’Europa. Il mondo del calcio, però, cambia in maniera molto rapida e repentina. Da diversi anni ormai è la Premier League a dettare legge nel mondo delcalcio, e non soltanto in Inghilterra. Un campionato dove si scontrano i calciatori più forti del pianeta e dove girano contratti da far girare la testa. Merito dei diritti tv e degli sponsor, gran parte sono legati al mondo dei casinò online e delle scommesse sportive.
La differenza con l’Italia
Già dal 2011 la Premier League era davanti alla nostra serie A di circa 1,7 miliardi di euro, ovvero del 70%. Nei cinque anni successivi, la forchetta si è ampliata notevolmente e la Premier League ha raddoppiato i ricavi mentre la serie A li ha aumentati del 30%. La Premier League ha una crescita annuale media del 15%, la Serie A solo del 5%. Stadi pieni, anche se mediamente più piccoli rispetto a quelli italiani.
I ricavi da stadio delle inglesi sono il triplo rispetto a quelli dei club italiani. La forchetta è rimasta più o meno costante negli anni anche se questo dato è leggermente falsato dalla svalutazione della sterlina dopo il referendum sulla Brexit. Da questo punto di vista, la Premier è cresciuta con un impatto del 4% medio annuo, mentre la serie A del 5%. Tutto sommato, i due campionati restano in linea con i rispettivi trend ma con valori di partenza molto diversi.
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Per quanto riguarda i diritti tv, il valore è 3,1 miliardi di euro per quanto riguarda la Premier League mentre per la Serie A è di 1,3 miliardi. Se prendiamo la media dei 9 anni che abbiamo analizzato il 42% del totale dei ricavi derivano dall’estero per la Premier anche se è un trend leggermente decrescente. Interessante lo studio che abbiamo proposto sui ricavi da sponsor qualche mese fa.
Il valore dei ricavi commerciali
La Premier League sfrutta appieno la spinta dei ricavi commerciali. Si parte da una differenza già piuttosto ampia nei numeri di partenza e si va ad accrescerla con il passare degli anni. Partiamo da una “forchetta” in cui c’è differenza di circa il 60% e negli anni, nonostante la svalutazione della sterlina, diventa del 120%.
Se vogliamo vederla da un punto di vista di crescita annuale la Premier League è cresciuta in media del 20% ogni anno, la serie A solo del 6%. C’è però un trend molto positivo in Italia grazie soprattutto a Juventus e Inter. L’Inter è la 9^ squadra europea per quanto riguarda i ricavi commerciali.
Le differenze tra Premier League e Serie A
Tante le differenze economiche, dunque, tra Serie A e Premier League. Stando ai dati raccolti da diversi ricercatori, i ricavi derivanti dai diritti tv, dalle partnership commerciali e dagli sponsor delle squadre di serie A rappresenterebbero soltanto 1/3 dei proventi totali dei club di Premier League.
Ciò è dovuto ad un’equa suddivisione dei ricavi per i diritti tv, che conta almeno 80 milioni di euro di base per ogni club inglese, con una differenza tra la squadra che occupa il primo posto e l’ultima di soli 20 milioni. In Italia invece, fino alla scorsa stagione. c’era una ripartizione dei proventi televisivi completamente a favore dei grandi club, che ha prodotto un gap sostanziale tra la prima della classe (108 milioni di euro) e il fanalino di coda della massima serie (circa 24 milioni di euro).
Un ulteriore distacco economico rilevante tra il campionato italiano e quello inglese, lo troviamo nelle sponsorizzazioni da parte delle compagnie di volo. In Premier League, il Manchester City e l’Arsenal ricevono 100 milioni di euro grazie agli accordi con società aeree, mentre in Italia, per esempio il Milan guadagna 14 milioni (rappresenta soltanto un quarto dei ricavi dei club inglesi) dal sodalizio con Emirates. La AS Roma, invece, incasserà più di 40 milioni in tre anni da Qatar Airways (attuale jersey-sponsor).