Diritti tv, come cambia la Melandri: soldi a chi fa giocare i giovani

La Legge di Bilancio approvata nei giorni scorsi contiene novità anche per il mondo del calcio. In particolare, a destare attenzione è la nuova modifica della cosiddetta Legge Melandri (decreto…

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La Legge di Bilancio approvata nei giorni scorsi contiene novità anche per il mondo del calcio. In particolare, a destare attenzione è la nuova modifica della cosiddetta Legge Melandri (decreto legislativo 9 gennaio 2008, n. 9), la norma che disciplina la suddivisione dei ricavi da diritti tv tra le squadre che partecipano alla Serie A. Una seconda modifica, rispetto a quella effettuata durante il Governo Renzi-Gentiloni da parte del Ministro dello Sport Luca Lotti, che ha introdotto la novità del radicamento sociale in base agli spettatori allo stadio e davanti alla tv.

In particolare, l’ultima modifica prevedeva questa distribuzione:

  • una quota del 50 per cento in parti uguali tra tutti i soggetti partecipanti al Campionato di serie A;
  • una quota del 30 per cento sulla base dei risultati sportivi conseguiti;
  • una quota del 20 per cento sulla base del radicamento sociale (12% in base agli spettatori allo stadio, 8% in base all’audience).

La modifica contenuta della Legge di Bilancio 2019 mantiene inalterata la quota del 50% suddivisa in parti uguali, mentre porta la quota dei risultati sportivi dal 30 al 28% e la quota sul radicamento sociale dal 20 al 22%.

All’interno di quest’ultima voce, la suddivisione avverrà non solo in base al pubblico allo stadio e all’audience televisiva certificata, ma anche in base ai “minuti giocati nel campionato di serie A da giocatori di età compresa tra quindici e ventitré anni, formati nei settori giovanili italiani e che siano tesserati da almeno trentasei mesi ininterrotti per la società presso la quale prestano l’attività sportiva, comprendendo nel computo eventuali periodi di cessione a titolo temporaneo a favore di altre società partecipanti ai campionati di serie A o di serie B o delle seconde squadre partecipanti al campionato di serie C”.

Una quota che non può essere “inferiore al 5 per cento della quota complessiva del 22 per cento” e che, inoltre, “spetta alle società presso le quali il giocatore sia stato tesserato in Italia dal compimento del sedicesimo anno di età, in proporzione alla durata del tesseramento presso ciascuna di esse”.

Una novità che sarà introdotta a decorrere dalla stagione sportiva 2021/2022: fino a quel momento la suddivisione avverrà in base al testo vigente prima della data di entrata in vigore della Legge di Bilancio 2019.

I dettagli riguardo le quote percentuali, i criteri di ponderazione e i criteri per la determinazione del pubblico di riferimento di ciascuna squadra e dei minuti giocati dai giovani calciatori dovranno essere spiegati in un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare entro il 30 giugno 2019.