La Fifa pensa alla rivoluzione sul mercato: regolamento più severo o addirittura addio ai prestiti.
Secondo quanto riportato da France Football, negli ultimi mesi a Zurigo, presso la sede della Fifa, sono stati organizzati diversi incontri per riformare il sistema di trasferimenti. Colloqui a cui sarebbero stati presenti non solo i vertici della Fifa come il vicepresidente Victor Montagliani, ma anche rappresentanti della FIFPro, ECA e anche alcuni ex calciatori che gravitano nel mondo della Fifa, come Boban e Van Basten.
Incontri che hanno portato alla stesura di undici punti relativi al sistema di trasferimenti dei giocatori, che potrebbero essere discussi prossimamente in occasione di un comitato esecutivo della Fifa (il primo è previsto per il prossimo ottobre).
Una queste misure riguarda, come detto, i prestiti: un sistema che potrebbe vedere attuata una regolamentazione più severa o, addirittura, il totale divieto. Secondo l’opinione dei vertici del calcio mondiale, quello che una volta era considerato uno strumento per far crescere i propri giovani al meglio, oggi è infatti diventato uno strumento soprattutto per garantirsi plusvalenze. Tra le principali società, France Footbal cita la Juventus (41 prestiti), seguita da Udinese (27), Chelsea (22), Manchester City (18).
Un allarme che era stato lanciato anche dal presidente dell’Uefa, Aleksander Ceferin. «Qualcosa deve essere fatto. Forse non un tetto agli stipendi come nelle leghe professionistiche americane, ma ci sono misure rigorosamente sportive che possiamo prendere. Ad esempio limitando o proibendo prestiti o limitando il numero di giocatori sotto contratto», ha dichiarato Ceferin all’Equipe negli scorsi mesi. «Dobbiamo limitare i prestiti. I grandi club possono acquistare praticamente tutti, cosa che indebolisce le altre squadre. Un’altra vera aberrazione riguarda il numero di giocatori sotto contratto. Ad esempio, un club italiano ne ha 103. Anche qui possiamo impostare dei limiti», ha aggiunto Ceferin in un’intervista al quotidiano svizzero La Tribune de Geneve,