Competitività interna o internazionale? La lezione olandese

Visto da una prospettiva olandese il ranking UEFA rappresenta un dato assolutamente trascurabile per un movimento che vuole crescere, attrarre pubblico e sviluppare un movimento calcistico sostenibile.

L’Olanda in questi giorni…

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Visto da una prospettiva olandese il ranking UEFA rappresenta un dato assolutamente trascurabile per un movimento che vuole crescere, attrarre pubblico e sviluppare un movimento calcistico sostenibile.

L’Olanda in questi giorni ha ospitato l’Europeo femminile di calcio, secondo grande evento dopo quello del 2000.

Il paese ha accolto con calore le giocatrici e le partite della nazionale hanno fatto registrare il tutto esaurito sia a livello di stadi che nei pub dove il clima era da grande evento, pari a quelli dei maschi.

Clima tipicamente olandese dove le biciclette, vero simbolo questo popolo sempre in movimento, sono state tra i mezzi preferiti dei tifosi per raggiungere gli stadi, anche grazie ad una nuova app pensata per questo fine.

Domani a Enschede l’Olanda e la Danimarca si giocano il titolo.

Calcio femminile anno zero: a Euro 2017 una competitività mai vista prima

Il torneo sarà ricordato per le moltissime sorprese oltre che per i numeri da record: l’ultima delle eliminazioni illustri è stata quella dell’Inghilterra, 3-0 dalle padrone di casa in semifinale.

Oggi è iniziata ufficialmente la stagione “maschile” con la disputa della Supercoppa.

A Rotterdam Feyenoord e Vitesse si sono sfidate nel Johan Cruijff Schaal.

Il trofeo dal 1996 è intitolato al giocatore che più di tutti ha fatto la storia del calcio olandese.

Il Feyenoord ha battuto 5-3 il Vitesse ai rigori (non si disputavano i supplementari dopo l’1-1 al 90′).

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Non sono mancate le emozioni.

Soprattutto grazie alla VAR: nel secondo tempo tra l’11’ e il 13′. Il Vitesse va in area e reclama un rigore, non concesso dall’arbitro Makkelie. Sul capovolgimento di fronte Jorgensen fa 2-0 per il Feyenoord, ma l’arbitro non convalida e si mette in ascolto degli assistenti addetti alla moviola.

Passano circa 90 secondi, Makkelie consulta anche il video a bordo campo e la decisione è radicale: gol non concesso e rigore per la squadra giallonera. Buttner pareggia il gol di Toornstra che al 7′ aveva portato avanti il Feyenoord. Decisione che, rivista, pare giusta, ma quei 90″ della decisione sono qualcosa di surreale a cui forse dovremo abituarci in futuro. Dall’anno prossimo la Var sarà attiva su tutti i campi di Serie A.

Calcioefinanza.it già un anno fa aveva analizzato il paradosso Olanda: risultati in declino ma stadi sempre più pieni.A giudicare dalla “lezione olandese” non serve essere competitivi in Europa per avere successo e coinvolgere i tifosi in patria.

Nell’ultima stagione, con il Feyenoord tornato a vincere il campionato quasi 20 anni dopo il successo del 1999, l’affluenza media di pubblico è stata di 19.090 persone a partita. Una sostanziale conferma rispetto ai 19.450 della stagione precedente.

Il dato assoluto dice forse poco, ma l’indice di riempimento degli impianti è dell’86%. Si va dal 97% del Pec Zwolle fino al 69% del Roda Kerkade.

Negli ultimi 10 anni sono 5 i club diversi che hanno vinto il campionato (Feyenoord, Az e Twente 1, Ajax 4, Psv 3). Risultati che fanno da contraltare ad un decennio di dominio delle due squadre trainanti.

La coppa nazionale ha invece visto vincere ben 9 squadre diverse nel decennio (solo il Feyenoord l’ha vinta 2 volte, nel 2008 e nel 2016, le altre: Herenveen, Ajaz, Psv, Twente, Az, Pec Zwolle, Groningen e Vitesse).

https://www.calcioefinanza.it/2016/04/21/modello-calcio-olandese-settore-giovanile/

Dall’anno degli europei il pubblico è cresciuto mediamente di quasi 5 mila unità a partita. Significa un importante +26%. E nell’ultimo decennio si è sfondata la quota significativa dei 19 mila a partita.

Nel 2000 l’Olanda aveva stadi mezzi vuoti (con il 67,5% di indice di riempimento). Da allora ha visto crescere del 30% le presenze.

Di certo il rinnovamento degli impianti ha fatto la sua parte. A questo aggiungiamo l’organizzazione, ma anche la competitività interna che ha visto i club ragionare più in una ottica di compravendita per la valorizzazione dei giocatori che nell’inseguimento di vana gloria europea.

La finale di Europa League dell’Ajax lo scorso anno è stata più che altro casuale, anche se è servita a far risalire il club dal 14esimo al decimo posto nel ranking Uefa.

Quest’anno i lanceri sono già stati estromessi dalla Champions (dove il Feyenoord è ammesso ai gironi ed avrà vita difficile per il suo piazzamento nel ranking: solo 89esimo) e sperano ora di arrivare in Europa League, dove l’Utrecht ha un difficile abbinamento contro lo Zenit.

Si confermano, insomma, i valori degli ultimi anni, da noi già analizzato qui.

Ma come detto gli olandesi sembrano non curarsene. Competitività e competizione interna prima di tutto. L’ultima Coppa vinta risale al 1995 (Ajax in finale di Champions League sul Milan) e da allora solo passi avanti in termini di organizzazione, mentalità, passione.

C’è molto da imparare.