Calciomercato e Fair Play Finanziario: le differenze tra Milan e Inter

Calciomercato e Fair Play Finanziario – Perché il Milan può investire così tanto nel calciomercato senza preoccuparsi del Fair Play Finanziario mentre l’Inter, nonostante abbia di fatto centrato gli…

Milan - Inter

Calciomercato e Fair Play Finanziario – Perché il Milan può investire così tanto nel calciomercato senza preoccuparsi del Fair Play Finanziario mentre l’Inter, nonostante abbia di fatto centrato gli obiettivi indicati dalla Uefa nel settlement agreement firmato con l’Uefa nel maggio del 2015, deve affrontare la campagna trasferimenti 2017-2018 facendo attenzione al bilancio?

Si tratta di una domanda ricorrente cui abbiamo in parte dato una risposta nelle analisi pubblicate nei giorni scorsi sul Milan (clicca qui per approfondire) e sull’Inter (clicca qui per leggere l’analisi).

Per cercare di chiarire una volta per tutte la situazione dei due club milanesi in termini di Fair Play Finanziario è forse il caso di comparare direttamente i due casi.

In questo senso ci viene in aiuto un articolo pubblicato oggi sulla Gazzetta dello Sport a firma di Marco Iaria che useremo come traccia del nostro ragionamento, ma che integreremo con rimandi a quanto pubblicato di recente su Calcio e Finanza.

Calciomercato e Fair Play Finanziario, la situazione dell’Inter

Il primo concetto, relativo alla situazione dell’Inter, evidenziato da Iaria nel suo articolo è il seguente: se in questo momento il club nerazzurro non sta investendo quanto il Milan «non è per una questione di soldi».

«Alle spalle dei nerazzurri», scrive il giornalista della Gazzetta, «c’è un gruppo, Suning, da 50 miliardi di euro di fatturato che ha iniettato nella sua prima stagione in Italia circa 400 milioni nelle casse dell’Inter».

Vediamo allora, bilanci dell’Inter alla mano, quanti di questi 400 milioni sono stati investiti nel calciomercato. 

GIOCATORI ACQUISTATI NEL 2016-2017
Giocatore Prezzo di acquisto
Joao Mario 45
Gabriel Barbosa 29,5
Antonio Candreva 25
Cristian Ansaldi 10,5
Gianluca Caprari (*) 5,5
TOTALE 115,5
 Dati in milioni di euro
(*) Ceduto in prestito al Pescara nella stagione 2016-2017

 

GIOCATORI RISCATTATI NEL 2016-2017
Giocatore Prezzo di riscatto
Joao Miranda 13,24
Stevan Jovetic 16,07
Marcelo Brozovic 5,27
Eder 11,83
TOTALE 46,41
  Dati in milioni di euro

 

PREMI PAGATI NEL 2016-2017 SU ACQUISTI PRECEDENTI
Giocatore Bonus pagato
Geoffrey Kondogbia (**) 9
 Dati in milioni di euro
(**) Acquistato nel 2015-2016 a 31 milioni, più 9 milioni di bonus pagati nel 2016-2017

 

GIOCATORI IN PRESTITO NEL 2016-2017
Giocatore Costo del prestito
Roberto Gagliardini (***) 2
 Dati in milioni di euro
(***) Prestito biennale con riscatto fissato a 20 milioni (25-27 milioni compresi bonus)

 

TOTALE INVESTIMENTI INTER 2016-2017 172,91 milioni

 

Complessivamente, dunque, gli investimenti effettuati dall’Inter nel calciomercato 2016-2017 sono stati pari a 172,91 milioni di euro.

«Le ambizioni di Suning», scrive Iaria nella sua analisi, «non sono mutate e gli investimenti per i rinforzi chiesti da Spalletti non verranno meno. Le spese, però, saranno sostenute tenendo conto del fair play Uefa».

Ancora il fair play finanziario? Ma perché se gli impegni presi con il settlement agreement (deficit di 30 milioni nel 2015-2016 e pareggio nel 2016-2017) sono stati rispettati?

Ecco la risposta, ben sintetizzata dal giornalista della Gazzetta.

«Ora che quei parametri sono stati rispettati, l’Inter deve comunque sottostare al fair play come tutte le altre società già monitorate. E la regola principale del fair play, quella del break even, impone una perdita aggregata massima di 30 milioni nelle ultime 3 stagioni. Il club di corso Vittorio Emanuele punta a tornare in Champions nel 2018-­19 e dovrà avere i bilanci a posto: conteggiando il ­-30 del 2015­ 16 e lo 0 del 2016-­17 solo con un 2017­-18 in pareggio si potrà rientrare nel tetto complessivo di ­30».

Calciomercato e Fair Play Finanziario: Inter vincolata al pareggio anche nel 2017-18

 

Calciomercato e Fair Play Finanziario, la situazione del Milan

«Il Milan non ha di questi problemi», scrive Iaria sulla Gazzetta. «Non è stato ancora monitorato dall’Uefa e, per di più, confida di ottenere l’ok al voluntary agreement, facoltà introdotta successivamente al varo del fair play, che consente maggiore libertà di spesa nell’ambito di un piano di sviluppo e risanamento».

cosa succede milan non qualificato champions
Marco Fassone e Massimiliano Mirabelli con il nuovo acquisto rossonero Andre Silva
Calciomercato e Fair Play Finanziario, come funziona il voluntary agreement

Come evidenziato già in altre occasioni su Calcio e Finanza, in base al regolamento UEFA sul fair play finanziario, modificato nel giugno 2015 (immediatamente dopo la firma del settlement agreement da parte dell’Inter), i club che nei 12 mesi precedenti siano stati oggetto di un cambio di proprietà, possono sottoscrivere un accordo volontario (voluntary agreement) e derogare così alla regola che impone un rosso aggregato massimo di 30 milioni in tre stagioni.

Per poter derogare dalla regola generale sottoscrivendo il voluntary agreement un club deve:

  1. presentare un piano a lungo termine, costituito da un piano finanziario “basato su ipotesi ragionevoli e prudenti” che preveda il raggiungimento del pareggio di bilancio in quattro esercizi;
  2. dimostrare di avere le risorse finanziare a finanziarsi fino al termine del periodo coperto dall’accordo volontario;
  3. presentare un impegno irrevocabile da parte dell’azionista o di una parte correlata a coprire le perdite relative agli esercizi precedenti a quello in cui sarà raggiunto il pareggio di bilancio. Questo impegno irrevocabile – dice il regolamento – dovrà essere sancito per mezzo di un accordo giuridicamente vincolante tra il club e l’azionista (o la parte correlata). Non solo, l’UEFA Club Financial Control Body  potrebbe anche chiedere al nuovo azionista del Milan o a chi lo ha finanziato di presentare precise garanzie finanziarie.

«In caso di firma del voluntary agreement gli investimenti iniziali verranno in qualche misura sterilizzati. Ecco perché il Milan si sta muovendo sul mercato senza particolari patemi», scrive Iaria sulla Gazzetta.

Calciomercato e Fair Play Finanziario, perché l’Uefa ha rimandato il Milan ad ottobre

Questo è un punto è controverso. Quando il 9 giugno scorso si è appreso che l’Uefa aveva deciso di valutare in autunno la richiesta di voluntary agreement presentata dal Milan, quasi tutti gli organi di stampa (compresi noi di Calcio e Finanza) hanno indicato come motivazione le presunte perplessità da parte della Uefa sul piano industriale del club rossonero e in particolare sull’entità dei ricavi attesi dalla Cina, che sarebbero stati considerati troppo elevati.

Milan, l’Uefa valuterà ad ottobre la richiesta di voluntary agreement per il FPF

Nella nota ufficiale del Milan, emessa nel pomeriggio del 9 giugno, la spiegazione addotta sembra essere un’altra.

AC Milan comunica che, non sussistendo i tempi tecnici necessari per addivenire a un’utile intesa, d’accordo con la competente Commissione dell’UEFA si è deciso il ritiro della domanda di “Voluntary Agreement” presentata lo scorso dicembre 2016, con contestuale presentazione di altra, analoga, domanda, che sarà discussa con l’UEFA nell’autunno del 2017. L’intesa conseguente produrrebbe i suoi effetti a partire dalla stagione sportiva 2018/19.

Dal comunicato del Milan emerge che la domanda di voluntary agreement ritirata è stata presentata nel dicembre 2016, quando il club era ancora di proprietà della Fininvest e il closing era tutt’altro che scontato.

Quindi, ad una prima lettura, sembrerebbe irragionevole sostenere che l’Uefa abbia potuto esprimere perplessità sui numeri del piano Fassone, non essendo quello in discussione fino a quel momento.

E’ tuttavia possibile immaginare che la domanda di voluntary agreement ritirata fosse solo formalmente quella presentata sotto la proprietà di Fininvest, ma che nel frattempo il piano finanziario sottostante fosse stato cambiato. D’altra parte, secondo quanto riportato dalla stampa, Fassone avrebbe avuto colloqui con l’Uefa sia nel mese di aprile (subito dopo il closing del 14) e nel mese di maggio. Sicuramente, questo è un punto che andrà chiarito.

Calciomercato e Fair Play Finanziario, perché l’Inter non può sottoscrivere il voluntary agreement

Perché l’Inter, essendo stata oggetto di un mutamento negli assetti proprietari, non ha potuto sottoscrivere il voluntary agreement e usufruire così come il Milan di maggiore tolleranza nel rispetto delle regole del Fair Play Finanziario?

inter un anno di suning
Walter Sabatini e Steven Zhang

La risposta è contenuta nello stesso regolamento Uefa, che non consente ai club che hanno sottoscritto in precedenza un settlement agreement di chiudere in una fase successiva un voluntary agreement, anche se, come nel caso dell’Inter, sono stati oggetto di un cambiamento rilevante negli assetti proprietari.

[pdf-embedder url=”https://www.calcioefinanza.it/wp-content/uploads/2017/07/regolamento-voluntary-agreement-fair-play-finanziario.pdf”]

Calciomercato e Fair Play Finanziario, conclusioni

INTER. La necessità di raggiungere il pareggio di bilancio (in termini di entrate e uscite rilevanti ai fini del fair play finanziario) nel 2017-2018 non viete all’Inter di fare acquisti sul mercato ma richied un complessivo equilibrio gestionale.

Ivan Perisic (Insidefoto.com)
Ivan Perisic (Insidefoto.com)

«Sul lato delle uscite», scrive Iaria sulla Gazzetta, «se si procedesse con acquisti per 100 milioni, questi verrebbero ammortizzati impattando per 20­-25 milioni quest’anno. Sul lato delle entrate, il grosso dei ricavi commerciali con la Cina è stato già iscritto nell’esercizio 2016­-17, ma qualcosa arriverà. Più facile ricorrere alle plusvalenze (35-­40 milioni dal solo Perisic), guardando anche alle finestre di gennaio e giugno».

MILAN. La linea economica dei rossoneri, anche alla luce degli ultimi colpi di mercato, sembra essere chiara: sfruttare il cosiddetto “anno franco”, anche grazie al rinvio a ottobre del voluntary agreement con l’Uefa, rafforzando al massimo la rosa, anche a costo di aumentare del 20% il monte stipendi.

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