Dopo lo stadio il Sassuolo investe nel centro sportivo

La società di Giorgio Squinzi avrà presto un centro sportivo all’avanguardia. L’area è stata individuata, a Sassuolo, località Cà Marta. Ne scrive oggi il quotidiano La Repubblica.

Sorgeranno 4 nuovi campi sportivi,…

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La società di Giorgio Squinzi avrà presto un centro sportivo all’avanguardia. L’area è stata individuata, a Sassuolo, località Cà Marta. Ne scrive oggi il quotidiano La Repubblica.

Sorgeranno 4 nuovi campi sportivi, ci si potrà allenare, oltre alla prima squadra, tutto il settore giovanile.

Lo stadio è già di proprietà, Squinzi a fine 2013 pagò l’ex Giglio (ora Mapei Stadium) 3 milioni e 750 mila euro all’asta fallimentare.

Non è il Dall’Ara, naturalmente, già costato oltre 5 milioni a Saputo nell’estate del 2015 per un primo restauro.

Ma può ospitare comunque 23.700 posti a sedere ed ha la licenza Uefa. Non s’inventa nulla, ma serve tempo.

Squinzi, che mesi fa ha acquistato pure la Reggiana femminile diventata Sassuolo Calcio (gioca al vecchio Mirabello) è proprietario del club dal 2004, lo stesso anno in cui Lotito prese la Lazio. Diego Della Valle è in sella alla Fiorentina dal 2002, Cairo guida il Torino dal 2005.

Per rilevare il club, che allora era in C2, Squinzi staccò un assegno da 35 mila euro. Lo scrivono tra gli altri anche tre giornalisti della Gazzetta di Modena, Stefano Aravecchia, Giacomo Gullo e Paolo Seghedoni, in un libro che s’intitola “Piccola a chi? Il Sassulo in Europa” (edizioni Pontegobbo, disponibile anche in ebook).

Nel 2002 il club stava fallendo, quando all’allora presidente, Rudy Baldelli, venne l’idea di andare a Milano e chiedere a Squinzi di dare una mano. Ne nacque inizialmente una sponsorizzazione triennale, che poi Baldelli convertì nella cessione del 15% delle quote al noto industriale.

«Quella fu la grande fortuna del Sassuolo», confessò tempo dopo. Squinzi si impegnò a versare circa 300 mila euro in tre anni, una cifra significativa per la categoria. Nel libro si racconta pure che in quegli anni il Bologna (di Gazzoni) si rivolse alla Mapei per una partnership, ma Squinzi, notoriamente grande tifoso del Milan, declinò matenendo il suo impegno in C2.

Di lì a poco sarebbe salito, con alcuni aumenti di capitale ripartiti fra i vari soci dell’epoca, sino al 50%. Ed è qui, o poco, dopo, che arrivano i 35 mila euro che gli consentono di diventare l’azionista di maggioranza del club.