Il "metodo" Atalanta: da Montolivo a Gagliardini, che impatto le plusvalenze dal vivaio

Atalanta impatto vivaio bilancio plusvalenze – L’Atalanta, coi giovani, ci sa fare. Basta anche solo dare un’occhiata ai dati sui settori giovanili, visto che i nerazzurri sono terzi in Italia (dietro…

atalanta impatto vivaio bilancio plusvalenze

Atalanta impatto vivaio bilancio plusvalenze – L’Atalanta, coi giovani, ci sa fare. Basta anche solo dare un’occhiata ai dati sui settori giovanili, visto che i nerazzurri sono terzi in Italia (dietro Roma e Milan e alla pari con l’Inter) per numeri di giocatori “creati” nel vivaio e ora nei top 5 campionati d’Europa.

Il vivaio, però, non serve solo da un punto di vista tecnico. Creare giocatori, soprattutto per squadre (ce lo perdoneranno i tifosi atalantini) non di primissima fascia, e saperli vendere bene resta un elemento importante, se non fondamentale, per far quadrare i conti. Motivo per cui spesso da Bergamo i giovani partono verso le big: nel mercato di gennaio appena concluso abbiamo avuto due esempi, con Caldara ceduto alla Juventus per 15 milioni di euro e Gagliardini all’Inter per 20 milioni (con riscatto fissato nell’estate 2018).

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Mattia Caldara in un contrasto con Immobile in Lazio-Atalanta (foto Insidefoto.com)

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Caldara e Gagliardini sono solo gli ultimi due di una lunga lista di giovani del settore giovanile nerazzurro che hanno permesso incassi importanti alla società. Merito anche di una società che investe, eccome, nel vivaio.

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Negli ultimi 10 anni, infatti, i due talenti sono quelli che hanno permesso plusvalenze più sostanziose all’Atalanta, ma la lista comunque resta lunga, da Gabbiadini a Montolivo passando per Grassi e Bonaventura.

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D’altronde, soprattutto in Italia, come dicevamo per una società media le plusvalenze restano uno dei core business. E l’Atalanta sembra rispettare questa “legge”: dal 1999/2000 (concisa con la penultima promozione in Serie A) in poi, le plusvalenze hanno avuto un impatto di poco più del 30%, raggiungendo complessivamente quota 233 milioni su un fatturato totale di 760 milioni di euro.

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Si va da un minimo del 7% (nel bilancio 2011) ad un massimo del 56% (nel bilancio 2002). Un motivo in più per considerare operazioni molto importanti le cessioni di Caldara e Gagliardini, che permettono tra l’altro di sistemare due diversi bilanci: qullo relativo all’esercizio in corso (a meno di non “anticipare” la plusvalenza nel bilancio 2016) con i soldi incassati dal difensore, quello relativo all’esercizio 2018 (quando l’Inter lo riscatterà ufficialmente) con quelli del centrocampista. Senza considerare che per l’estate non mancano le richieste per gli altri pezzi pregiati, come Kessié, Petagna e Conti.

Tutto mentre il futuro sembra essere già pronto, che sia tecnico (visto l’esordio dei giovani Bastoni e Melegoni, entrambi classe 1999) o strutturale: nei prossimi giorni infatti è atteso il bando del Comune di Bergamo relativo alla vendita dello stadio Atleti Azzurri d’Italia. Base d’asta a circa 7 milioni, l’Atalanta spera di vincere il bando: a quel punto infatti sarebbe già pronto il progetto di ristrutturazione, un lavoro di 3/4 anni e circa 40 milioni di euro per arrivare ad avere il nuovo stadio. Passando, ovviamente, anche da vivaio e plusvalenze.