Competitività dei campionati: perchè i paesi emergenti vanno verso leghe chiuse

Mentre in Europa si dibatte sulla creazione di una Superlega o sulla trasformazione della Champions League, negli ultimi campionati è sempre più emerso, al netto della stagione da sogno del…

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Mentre in Europa si dibatte sulla creazione di una Superlega o sulla trasformazione della Champions League, negli ultimi campionati è sempre più emerso, al netto della stagione da sogno del Leicester, un trend inequivocabile nelle massime leghe europee: la netta spaccatura tra “la prima della classe” ed il resto della concorrenza.

Favorita in questo senso anche dal Fair Play Finanziario – che ha certamente avuto un impatto positivo sui conti delle squadre, ma come corollario ha anche introdotto il concetto del mantenimento dello status quo – questa spaccatura sta sempre più condizionando la competitività e l’appeal dei vari tornei nazionali.

Queste leghe, sorte tutte in tempi ormai non più recenti (eccezion fatta per la Premier League che, infatti, è quella che funziona meglio) prevedono tutte un sistema di promozioni e retrocessioni che hanno storicamente garantito fascino alle competizioni e anche qualche favola da raccontare.

La neonata ISL (Indian Super League), al pari della MLS americana o della Super League Australiana, è un chiaro esempio in questo senso di lega sorta con l’obiettivo primario di garantire le stesse possibilità di vittoria a ciascuno dei team che ne prende parte.

Innanzitutto la formula, che prevede un girone all’italiana con gare di andata e ritorno, ha come sublimazione della stagione i playoff: gare di andata-ritorno per le semifinali e finale da giocare in gara secca.

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Grafico 1: localizzazione geografica delle 8 squadre della ISL

Per prendere parte alla competizione le otto squadre partecipanti hanno a disposizione un budget per i salari dei giocatori di 20 INR crores, circa 200 milioni di Rupie Indiane o al cambio attuale circa 2,7 milioni di Euro. Cifra questa che sembrerebbe essere bassa, ma se spalmata e concepita per un campionato che al massimo prevede tre mesi di gioco e 17 partite in caso di finale, sembra più che adeguata per garantire equità e sostenibilità alle varie franchigie. Non è escluso che all’aumentare dell’interesse verso la lega, questo numero sia destinato ad alzarsi.

Ogni squadra, composta da un minimo di 22 ad un massimo di 25 giocatori, deve avere a disposizione almeno un marquee player (giocatore simbolo, di solito un ex-campione di una lega europea). I giocatori internazionali (o stranieri) possono essere tesserati fino a un massimo di 8 (ma solo 6 possono essere confermati dalla stagione precedente). I 13 giocatori restanti, i cosiddetti domestic players, devono contenere obbligatoriamente due under-23 secondo un’ottica di sviluppo del movimento calcistico indiano. Inoltre, sono concesse tre operazioni extra che possono portare la rosa di un club, come già detto, fino alla dimensione massima di 25 giocatori: fino a due internazionali e un indiano possono essere aggiunti dunque al roster.

I risultati delle prime due edizioni confermano la bontà di questa scelta: nella prima stagione la prima della classe (Chennaiyin) ha chiuso la regular season con 23 punti mentre l’ultima (North East) con 15. Considerando che le prime quattro (su 8) si qualificano per i playoff, la bagarre per la post-season è stata aperta per 6 squadre su 8 fino all’ultima gara. Lo scorso anno invece distanza più elevata (25 la prima, 13 l’ultima), ma semifinali e finale al cardiopalma: su tutti il pirotecnico 3-2 della finalissima dove la squadra di mister Materazzi (Chennaiyin) – sotto 2 a 1 all’ 89’ – vince in rimonta con il 3-2 finale del bomber Stiven Mendoza (13 goal nella stagione).

Se un buon indicatore della competitività può essere l’affluenza allo stadio, l’Indian Super League – pur senza tradizione nel subcontinente – ha certamente un buon punto di partenza su cui costruire la crescita del movimento calcistico. Kerala Blasters e Atletico de Kolkata, ad esempio, hanno una media spettatori superiore a tutte le squadre della nostra Serie A, mentre il Goa FC una load factor prossimo al 100%.

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Tabella 1: media spettatori e capienza % delle squadre della ISL.

Contestualizzando questi dati a livello globale è interessante confrontarli con le altre principali leghe nazionali (di qualsiasi sport). Dietro l’inarrivabile NFL Americana (68mila persone di media allo stadio), due campionati di calcio europei: Bundesliga e Premier League. Top 5 anche per Australian Football League e l’IPL, ossia il campionato di cricket indiano. L’ Indian Super League si colloca appena al di fuori della top 10 (undicesima), ma poco distante dalle leghe calcistiche più consolidate di Spagna e Messico, mentre totalizza circa 2mila spettatori in più della Serie A per ogni gara giocata.

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Tabella 2: media spettatori delle principali leghe sportive mondiali