Riforma Legge Melandri, il 50% dei diritti tv sarà diviso in parti uguali

Riforma legge Melandri diritti tv calcio. Palazzo Chigi, sotto la supervisione del sottosegretario alla Presidenza Luca Lotti, ha lavorato per mesi alla riforma della Legge Melandri che dal 2008 disciplina…

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Riforma legge Melandri diritti tv calcio. Palazzo Chigi, sotto la supervisione del sottosegretario alla Presidenza Luca Lotti, ha lavorato per mesi alla riforma della Legge Melandri che dal 2008 disciplina la materia dei diritti tv del calcio. La sentenza dell’Antitrust della settimana scorsa, con relative pesanti sanzioni ai colossi tv, ha finito con l’accelerare il percorso. Oggi il quotidiano La Repubblica anticipa lo scenario futuro.

«Questione di qualche settimana e presenteremo il nostro progetto» ha annunciato il premier Matteo Renzi nell’intervista di ieri a Repubblica. E il varo è imminente.

 

Ad oggi, in base al contratto ultimo (che ha validità 2015-2018) la torta da 943 milioni distribuiti dalle pay tv è stata distribuita in parti uguali per il 40%, dunque 18,5 milioni per ciascuno dei 20 club di serie A, il 30% in base al bacino di utenza e un restante 30 per i risultati sportivi e dunque il “prestigio” storico di ogni squadra.

Ecco nel dettaglio come verranno divisi il prossimo anno i diritti, secondo una recente simulazione della Gazzetta dello sport.

Paracadute retrocessione serie B, i ricavi da diritti tv in serie A
Paracadute retrocessione serie B, i ricavi da diritti tv in serie A

 

Con la riforma la parte uguale per tutti sale dal 40 al 50% (da 18 a 23 milioni). Ma soprattutto viene rivisto il criterio del bacino di utenza, che assegna un altro 30% in base non al numero incerto dei tifosi ma degli abitanti per città (la frase nel testo di legge sarà: «massima oggettività»). E così quello dei risultati sportivi, messo già in discussione da alcuni presidenti.

Dovrebbe essere inoltre rivista, la piena autonomia gestionale delle Lega Calcio sull’asta per l’assegnazione dei diritti tv. E non è escluso che venga rimessa in discussione la norma che oggi prevede un mega paracadute (circa 40 milioni) alle squadre che retrocedono in B, col rischio di falsare il campionato cadetto e col paradosso per cui i presidenti di squadre oggi in bilico potrebbero avere convenienza a retrocedere.

Il tutto per evitare che il sistema si di fatto controllato da tre o quattro squadre. Con un secondo provvedimento, il governo studierà anche la revisione della vecchia legge del 1981 che disciplina tutto lo sport professionistico con misure su stadi e diritti dei calciatori.