Report Calcio 2014, la comproprietà è un parametro tutto italiano

La comproprietà è un parametro puramente tricolore. Lo ha evidenziato il Report Calcio 2014 dove la percentuale di prestiti o, appunto, comproprietà nel calcio italiano si è attestato…

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La comproprietà è un parametro puramente tricolore. Lo ha evidenziato il Report Calcio 2014 dove la percentuale di prestiti o, appunto, comproprietà nel calcio italiano si è attestato al 51% su 2.533 trasferimenti effettuati nei due scorsi campionati, concedendo maggior preferenza a quelli verso le leghe minori, il 70% in entrata e l’80% uin uscita. Per un totale di 76 milioni di euro.

1.863 milioni di euro in trasferimenti

Soltanto il 34% dei trasferimenti che hanno visto protagoniste squadre di Serie A negli ultimi due anni (stagioni sportive 2011-2012 e 2012-2013) sono stati a titolo oneroso. I dati sono emersi dall’ECA (European Club Association) sul mercato dei trasferimenti in Europa, con un focus particolare sulle 5 top leghe e oltre, come detto, il 51% siano prestiti, il restante 15% è avvenuto a parametro zero. 2.533 trasferimenti in Serie A, un numero molto elevato se si considera che rappresenta il 46% del totale delle cinque maggiori leghe europee (5.491) con il 56% è costituito da uscite verso club di altre serie in Italia o di altre leghe europee o extra-europee, il 29% da entrate da club di divisioni inferiori in Italia o di altre leghe europee o extra-europee, il 15% da passaggi fra club di Serie A. Il valore totale di questi trasferimenti è di 1.863 milioni di euro ben distribuito, il 34% flussi in uscita verso club italiani non di Serie A o esteri, il 28% flussi in entrata da altri club italiani non di Serie A o esteri e infine il 38% flussi di cassa fra club di Serie A.

Una politica quasi tutta italiana

La Serie A ha comunque optato per far circolare i propri calciatori nel tessuto calcistico nazionale. Questo è uno dei dati più significativi dello studio effettuato sui trasferimenti. Il maggior numero è stato infatti perfezionato verso o da società di divisioni inferiori italiane, il 70% in entrata, l’80% in uscita, mentre verso le altre top leghe europee si sono registrati il 10% dei trasferimenti in entrata e il 7% in uscita. Verso le altre leghe europee il 12% in entrata e il 9% in uscita. Verso le leghe non europee l’8% in entrata e il 4% in uscita. Diversi invece i numeri dei flusi di cassa, dove in entrata abbiamo il 61% dalle top leghe europee, il 19% dalle altre leghe europee, il 16% dalle divisioni inferiori italiane e il 4% dalle leghe extra-europee; in uscita il 28% alle top leghe europee, il 25% alle divisioni inferiori italiane, il 24% alle leghe extra-europee, il 23% alle altre leghe europee.

A sorpresa un flusso di cassa negativo

Nei due anni vi sono stati complessivamente 745 trasferimenti in entrata e 1.409 in uscita (379 quelli fra club di Serie A). Il saldo perciò è di 664 “uscite” dalla Serie A con un flusso netto di cassa però negativo, dato che sono stati spesi 106 milioni in più di quelli che sono stati incassati. A fronte di un risultato positivo nei confronti delle altre top leghe europee (141 milioni in entrata), sono usciti 132 milioni verso le leghe extraeuropee e 39 milioni verso le altre leghe europee. Sono invece 76 i milioni che la Serie A ha “trasferito” nelle divisioni inferiori italiane. Dati che bene individuano l’attuale collocazione economico-finanziaria della Serie A italiana nel panorama calcistico nazionale ed internazionale, come detto dalla relazione stessa.