Mentre il Brasile sta ancora cercando di smaltire la sbornia del Carnevale (che qui ufficialmente si chiude oggi), con l’ultimo conto alla rovescia verso i Mondiali di calcio scattato ieri (meno cento giorni esatti al 12 giugno) nel Paese sudamericano e’ ripreso anche il valzer delle cifre sui costi effettivi della Coppa. In base alle ultime previsioni, si spenderanno almeno 26 miliardi di reais (circa 8 miliardi di euro), molto piu’ di quanto gli organizzatori dicevano all’inizio. E una grande parte della cifra complessiva – sottolineano i media locali – verra’ dalle casse statali, invece che da investimenti privati (solo 3,7 miliardi di reais del totale, poco piu’ di un miliardo di euro). Ovvero: esattamente una delle ragioni principali che ha scatenato le proteste popolari, fin dallo scorso giugno, contro la realizzazione del torneo iridato.

Una promessa non mantenuta
Nel 2007 – ricordano alcuni organi di stampa – l’allora ministro dello Sport, Orlando Silva, aveva garantito che non sarebbe stato speso ”nemmeno un centesimo di denaro pubblico” e che alla costruzione degli stadi avrebbero provveduto ”soldi dei privati”. La realta’ ha dimostrato che solo tre dei dodici impianti sede delle partite sono di origine non pubblica. ”E’ denaro prestato dal Bndes (istituto di credito pubblico legato al governo, n.d.r.) e che quindi tornera’ alla banca per continuare a incentivare lo sviluppo del Brasile”, ha giustificato l’attuale ministro dello Sport, Aldo Rebelo. ”La Coppa del mondo non crea problemi, aiuta a risolverli”, ha aggiunto, ribattendo le critiche con fermezza. Sulla difensiva si e’ collocato anche Ronaldo, l’ex Fenomeno oggi membro del Comitato organizzatore locale (Col) dei Mondiali. ”Ritengo ingiusto non considerare quanto gli investimenti fatti per la Coppa trarranno benefici al nostro paese e alle 12 citta’ sede”, ha dichiarato al quotidiano ‘Folha de S.Paulo’. Eppure, nonostante le rassicurazioni, la maggioranza dei brasiliani sembra aver perso l’entusiasmo per la scelta di ospitare l’evento sportivo: secondo l’ultimo sondaggio di ‘Datafolha’, oggi solo il 52% e’ a favore; alla fine del 2008 era il 78%, dopo essere caduto al 65% gia’ lo scorso giugno, nel culmine delle oceaniche manifestazioni di piazza che ci sono state in occasione della Confederations Cup.