Cambi di proprietà e risultati: il Milan e il tabù del primo anno

«Nel calcio non ci sono maghi con la bacchetta magica, ci vuole pazienza, trovare giocatori idonei al progetto. Il Milan ha fatto acquisti che tutti hanno definito straordinari, hanno investito…

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«Nel calcio non ci sono maghi con la bacchetta magica, ci vuole pazienza, trovare giocatori idonei al progetto. Il Milan ha fatto acquisti che tutti hanno definito straordinari, hanno investito tanto ma non bastano sei mesi o una campagna acquisti per fare una squadra, occorre tempo, perseverare negli investimenti e nel lavoro», parola di Carlo Ancelotti, l’ultimo allenatore del Milan ad aver alzato una Champions League. Pensiero che spesso è stato ripetuto anche nel corso della stagione rossonera, per affrontare l’andamento della squadra sul campo.

Una stagione che si è conclusa tra alti e bassi: dopo un pessimo avvio, l’esonero di Montella e l’arrivo in panchina di Gattuso ha dato una nuova spinta al Milan, ma la rimonta si è fermata al sesto posto in campionato, oltre alla finale di Coppa Italia persa con il Milan e l’eliminazione agli ottavi di Europa League contro l’Arsenal, non senza polemiche per l’arbitraggio.

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Cambi di proprietà e risultati sul campo: gli ultimi 15 anni in Europa

Eppure, solo in poche occasioni, i club che sono stati oggetto di un cambio di proprietà tra una stagione e l’altra sono riusciti ad ottenere, anche a fronte di ingenti investimenti sul mercato, importanti risultati sul campo.

Limitando l’analisi ai top club che negli ultimi 15 anni sono stati interessati da un cambiamento rilevante negli assetti proprietari solo il Manchester United è riuscito a chiudere la prima stagione sotto la nuova proprietà vincendo un trofeo.

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E’ accaduto nella stagione 2005-2006, quando i Red Devils, che nel giugno 2005 erano stati acquistati (a debito) dalla famiglia Glazer per 790 milioni di sterline, si aggiudicarono la Coppa di Lega inglese superando in finale il Wigan per 4-0 (doppietta di Rooney, e gol di Saha e Cristiano Ronaldo).

Poche soddisfazioni, almeno dopo la prima stagione dall’acquisizione del club, e gli importanti investimenti realizzati per rafforzare subito la squadra, anche per i “nuovi mecenati” del calcio europeo.

La prima stagione di Roman Abramovič al Chelsea (2003-2004), nonostante una campagna acquisti da 166 milioni di euro (l’investimento al netto delle cessioni), si chiuse con un secondo posto in Premier League e un’eliminazione in semifinale in Champions League, che costarono la panchina a Claudio Ranieri.

Stamford Bridge, la casa del Chelsea (foto Insidefoto.com)

Peggio ancora hanno fatto gli sceicchi di Abu Dhabi nel loro primo anno al Manchester City: più di 130 milioni investiti subito sul mercato per chiudere al 10° posto in Premier League e un’eliminazione ai quarti di finale della vecchia Coppa Uefa.

Meglio, ma solo apparentemente, ha fatto il Paris Saint-Germain nella prima stagione dopo l’ingresso della Qatar Sports Investments nell’azionariato. Il secondo posto in Ligue 1 conquistato alle spalle del Montpellier (in panchina c’era proprio Carlo Ancelotti) è stato in realtà una beffa, considerata la rimonta subita dai parigini nel girone di ritorno.

Il logo del PSG allo stadio Parco dei Principi di Parigi (Foto Gwendoline Le Goff / Insidefoto)

Ma la storia non cambia nemmeno in Serie A. Dopo l’acquisto da parte della cordata americana formata da Tom Di Benedetto e James Pallotta, la nuova Roma affidata a Luis Enrique chiuse il campionato 2011-2012 con un deludente 7° posto e una cocente eliminazione ai play-off di Europa League da parte dello Slovan Bratislava.

E pure l’Inter, dopo l’acquisto della quota di controllo da parte di Suning nel giugno 2016, ha chiuso la scorsa stagione al 7° posto e chiudendo l’avventura europea con l’eliminazione alla fase a gironi di Europa League.

La pietra di paragone per il nuovo Milan di Yonghong Li rimane comunque proprio il Milan di Silvio Berlusconi della stagione 1986-1987.

Silvio Berlusconi (foto Insidefoto.com)

Dopo una campagna acquisti faraonica nel corso dell’estate (arrivarono Giovanni Galli, Dario Bonetti, Roberto Donadoni, Giuseppe Galderisi e Daniele Massaro) e il cambio di panchina tra Liedholm e Capello a cinque giornate dalla fine, il primo Milan di Berlusconi chiuse il campionato al 5° posto, a pari punti della Sampdoria di Vialli e Mancini, qualificandosi per la Coppa Uefa solo dopo lo spareggio giocato a Torino e vinto ai tempi supplementari con gol di Massaro.