Multiproprietà: dagli Spurs all'Inter, come i club europei consolidano il business

Il consolidamento, manifestandosi in forma di fusioni e acquisizioni di società più piccole da parte di grandi società, è una pratica comune nell’economia libera del mercato.

Anche nel calcio negli ultimi…

stadio tottenham

Il consolidamento, manifestandosi in forma di fusioni e acquisizioni di società più piccole da parte di grandi società, è una pratica comune nell’economia libera del mercato.

Anche nel calcio negli ultimi anni ha fatto capolino il fenomeno delle multiproprietà, a lungo osteggiata dall’ex presidente della UEFA Michel Platini, diventando sempre più comune.

Già alla fine degli anni ’90 il portafoglio degli attuali proprietari del Tottenham Hotspur, ENIC (già la British Investment Company), includeva anche una quota di maggioranza nella società ceca Slavia Praha e una quota di minoranza nell’AEK Atene in Grecia.

Ma dopo che entrambi i club si qualificarono per la Coppa UEFA (1999/2000), la Corte d’Arbitrato per Sport ha emesso una sentenza, adottata dalla UEFA, che vieta a qualsiasi società o privata di avere il controllo o l’influenza su più club nello stesso Concorrenza europea.

A vietarlo espressamente è l’articolo 15 del regolamento Uefa secondo cui: lo stesso investitore non può immettere in due società più del 30% del giro d’affari delle stesse.

Il tema è tornato d’attualità in questi giorni con il caso Salisburgo – Lipsia, ovvero il gruppo Red Bull.

Ma le ultime notizie parlano di problema bypassato in una maniera abbastanza paradossale. Negli ultimi mesi il Lipsia ha acquistato diversi giocatori dalla squadra austriaca (Keita, Upamecano, Bernardo e Schmitz) e questi trasferimenti hanno portato gli investimenti sotto il 30% del giro d’affari della società, che quindi può aggirare la regola.

Nessuno scossone, quindi, nel business model del gruppo, che potrebbe anche vedere le due squadre giocare contro in Champions League.

Negli ultimi mesi, l’Atlético Torque (Uruguay) è diventato parte del City Football Group, l’Atlético de Madrid ha investito nell’Atlético San Luis (Messico) e l’AS Monaco ha deciso di acquisire Cercle Brugge KSV (Belgio). Le operazioni sono state recentemente analizzate da Kpmg che spiega come invece a livello nazionale, nel tentativo di garantire l’integrità delle competizioni nazionali, le leghe principali hanno attuato più rigorose garanzie legali sulla proprietà comune.

Anche se non mancano le eccezioni, come accade proprio in Italia con il caso Lazio – Salernitana, entrambe riconducibili al presidente Claudio Lotito, che evidentemente creerebbe qualche problema (o perlomeno solleverebbe interrogativi) in caso di promozione dei campani in Serie A.

Ovviamente vi sono aspetti positivi e negativi. I primi riconducono alla possibilità di lavorare su una ampia rete sportiva (scouting) e imprenditoriale (sponsor). Dall’altra evidentemente ci sono limiti allo sviluppo dei vari club che potrebbero portare a contrasti con i tifosi, nel caso ad esempio di realtà considerate secondarie nella logica del gruppo.

La famiglia Pozzo offre un interessante caso di studio. Dopo aver fatto crescere l’Udinese Calcio grazie a una grande capacità di individuare e rivendere talenti, ha acquistato il Granada CF in Spagna – recentemente venduto alla ditta cinese Desport – e il Watford FC.

La rete di club più grande ha contribuito a ridurre al minimo i costi di acquisizione dei giocatori, pur massimizzando il profitto da un aumento dei costi di trasferimento, dato che i giocatori sono stati prestati tra i “club di sorelle” e successivamente venduti ad un premio.

Tuttavia, gli stessi club hanno tratto profitto da questa rete unica sia con Granada CF che con Watford che hanno ottenuto la promozione rispettivamente a LaLiga e Premier League.

Gruppi in rapida crescita, come il Club Atlético de Madrid e il City Football Group (CFG), hanno scelto questa strada.

In particolare quest’ultimo che ha nel Manchester City la sua società ammiraglia, ha investito soprattutto in mercati emergenti di calcio come gli Stati Uniti, dove CFG possiede il franchise di Major League Soccer (MLS) New York City FC.

 

Mentre le franchigie nei mercati emergenti del calcio possono contribuire ad espandere l’impronta globale del club, gli investimenti volti a migliorare la capacità dell’organizzazione di identificare e reclutare talenti sono sempre più comuni e sono stati in gran parte focalizzati su mercati tradizionali.

Esempi come Atlético Torque (CFG), Atlético San Luis (Atlético Madrid) e – ancora da confermare – Cercle Brugge (AS Monaco) dimostrano chiaramente questo approccio, con i proprietari che optano per i club di divisione più bassi che potrebbero fornire un basso accesso agli investimenti ai talenti locali.

Ed a tal proposito anche Suning nei mesi scorsi sembrava orientata a creare intorno all’Inter una rete di questo tipo acquistando club in Belgio e Portogallo.