Torna la Tepa Sport: il marchio della «V» bianca che spopolava nell'Italia 70-80

Per una generazione è stata la scarpa da ginnastica per eccellenza, e per molti, non solo per gli affermati campioni, anche di calcio. Ora l’azienda di Rudiano, provincia di…

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Per una generazione è stata la scarpa da ginnastica per eccellenza, e per molti, non solo per gli affermati campioni, anche di calcio. Ora l’azienda di Rudiano, provincia di Brescia, torna in campo con una nuova linea che da un lato strizza l’occhio alla nostalgia, ma dall’altro guarda al futuro.

Stiamo parlando della Tepa Sport, la “mitica” azienda che negli anni settanta e ottanta produceva le scarpe con la «V» bianca usate in passato anche da squadre come Juve, Milan e Inter, tennisti di primissimo livello, oltre a papa Giovanni Paolo II, Giulio Andreotti e leader politici di tutto il mondo.

Ne scrivono sia Brescia Oggi sia il Giornale di Brescia, che ripercorrono la vicenda dell’azienda di Rudiano, fallita nel 1985 e che dopo quasi vent’anni di tentativi di rilancio è pronta a ripartire.

A riannodare il filo del discorso iniziato dalle famiglie di Rino, Battista e Paolo Riva (scomparso da tempo), è Mariano, figlio di Rino e titolare del marchio dopo una contorta vicenda giudiziaria.

«Abbiamo ripreso il marchio – spiega Mariano Riva a Brescia Oggi – dopo un duro lavoro in seno a un concordato aziendale: eravamo creditori dell’azienda che gestiva il copy Tepa Sport e siamo riusciti, anche grazie all’aiuto di mio cugino Giulio Riva, commercialista, a insinuarci nelle trame del tribunale fallimentare, che finalmente ci ha riconsegnato simbolo e nome che da vent’anni purtroppo passavano da una mano all’altra».

La storia del marchio è emblematica dell’Italia di quegli anni. Come racconta il Giornale di Brescia, i tre fratelli, Paolo, Rino e Battista hanno l’idea di fare scarpe sportive di qualità, con prezzi comunque accessibili. Scelgono come nome Tepa, che è la versione dialettale di teppa, il modo scherzoso con cui venivano chiamati i tre fratelli.

Nel 1952 la fondazione. Allora i dipendenti si contano sulle dita di una mano, ma nel periodo d’oro, a cavallo degli anni Settanta, gli addetti diventano circa 300 e i capannoni a Rudiano aumentano. Le fasi alterne non mancano, ma l’economia tira e i Riva, tra tute e scarpe da ginnastica, sanno che c’è una sola cosa che può fargli fare il salto di qualità: il calcio.

Si mettono al servizio del mondo del pallone e si lasciano trascinare dall’onda della fama dei calciatori, raggiungendo il livello massimo, la Nazionale

Nel 1974 anche Zoff porta le Tepa, ma pure Facchetti. E ancora Scirea, Bettega, Gigi Riva, Eusebio, mentre aumentano le sponsorizzazioni in serie A con squadre come appunto Juve, Milan e Inter, assieme a Napoli, Bologna, Cesena, Cagliari.

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Quando arrivano gli anni Ottanta la ruota gira e in pochi anni non c’è più partita. Marchi come Adidas, Nike e Puma sono più strutturati, il mercato globale spazza via i fratelli di Rudiano finché le scarpe restano un ricordo da canticchiare, dopo il fallimento nel 1985.

Il marchio passa di mano, si tenta di rilanciarlo, ma va male.

Nel 2015 i Riva, guidati da Mariano, figlio di Rino, tornano però a farsi sotto. Perché lasciare andare un simile pezzo di storia? La loro società, registrata come Pin Up Srl, si riprende la «V» bianca e la porta a Rudiano, da dove ricomincia il cammino.

Nessun dipendente, nessun macchinario, solo consulenti e produzione esternalizzata, in parte in Italia e in parte fuori. Le vendite? On line e in negozi con l’esclusiva, soprattutto nel Nord Italia.

L’obiettivo è arrivare nel giro di un paio d’anno alla soglia di 50 mila scarpe all’anno, mentre il sogno è di riportare la produzione a Rudiano.