Kobe Bryant si dà al venture capital con un fondo da 100 mln $ per investire in startup

Kobe Bryant venture capital – Kobe Bryant, l’ex stella del basket Nba, protagonista di una carriera leggendaria, entra nel mondo del venture capital e lancia un suo fondo da 100…

Kobe Bryant

Kobe Bryant venture capital – Kobe Bryant, l’ex stella del basket Nba, protagonista di una carriera leggendaria, entra nel mondo del venture capital e lancia un suo fondo da 100 milioni di dollari per investire in startup.

Il fondo di venture capital promosso da Bryant sarà dedicato alle startup dei settori tecnologico, media e gestione dati. Scelte diverse dai suoi predecessori di fama: Michael Jordan, ad esempio, si era cimentato con il controllo di squadre di pallacanestro professionistiche, mentre Magic Johnson aveva puntato su una catena di sale cinematografiche nei quartieri disagiati.

Il 38enne Bryant punta a fare meglio attraverso il lancio del fondo Bryant Stibel (dal nome del partner, il 43enne imprenditore Jeff Stibel). I due vantano già una storia assieme: dal 2013 hanno investito in 15 società. Gli investimenti già effettuati riguardano il sito di news sportive The Players Tribune, il designer di videogiochi Scopely, la compagnia di servizi legali LegalZoom, l’azienda di software per telemarketing RingDna e Juicero, società che produce succhi di frutta.

La coppia, spiega il Wall Street Journal, si è divisa i compiti: Stibel mette l’esperienza nella costruzione di aziende, Bryant contribuisce con la creatività in tema di marketing. A lui si deve ad esempio il logo del fondo.

L’intenzione manifesta dei due soci è di non trasformare la presenza di Bryant in un elemento che catalizzi l’attenzione, che deve restare focalizzata sulle imprese nelle quali investiranno. Certo, sarà un buon biglietto da visita per le operazioni di marketing e di divulgazione, se solo vorranno.

Ma, spiega ancora il WSJ, l’ex campione celebre per il modo maniacale di prepararsi alle gare, vanta una certa abilità nell’identificare gli imprenditori con una robusta etica del lavoro: “Qualche volta – afferma lo stesso Bryant – è possibile individuarlo subito, altre volte non è così facile”. In ogni caso, prosegue, “se me lo avessero chiesto dieci anni fa, avrei detto che l’importante è vincere. Ma l’età offre prospettive diverse. La cosa che mi dà più piacere adesso è aiutare gli altri ad avere successo”.

Bryant non è per altro il primo campione a tentare la strada dell’industria o della finanza. Circa dieci anni fa il giocatore di baseball Curt Schilling lanciò un’azienda di videogame, che però ha fatto bancarotta nel 2012, e anche altre star del basket come Shaquille O’Neal o Carmelo Anthony hanno puntato sulle tecnologie. Ma Bryant non si pone in concorrenza con questi ex colleghi: “Penso sia interessante che la prima reazione da parte della gente sia metterci in competizione: io sono più interessato a come posso aiutare Shaq, Melo o Iguodala (altro giocatore della Nba)”, assicura.