Pagare per giocare, "Oltre la Linea" racconta cosa accade in Lega Pro e Dilettanti

Non ci sono ormai più dubbi sull’esistenza di molti giocatori disposti a pagare per giocare, una situazione spesso sommersa ma sempre più diffusa in Italia, soprattutto nelle categorie inferiori.

copertina libro

Non ci sono ormai più dubbi sull’esistenza di molti giocatori disposti a pagare per giocare, una situazione spesso sommersa ma sempre più diffusa in Italia, soprattutto in Lega Pro e Dilettanti. Questo tema è stato affrontato in modo approfondito nel libro “Oltre la linea”, scritto da Luca Vargiu in collaborazione con “Sportellate” (sito dove cura una rubrica).

L’autore ci ha così raccontato cosa sia riuscito a scoprire nel corso dei mesi che hanno portato alla realizzazione del suo lavoro. Sono diverse le situazioni che coinvolgono ragazzi desiderosi di affermarsi nel mondo del calcio, ma spesso vittime del loro stesso destino.

Una delle cause principali di questo fenomeno secondo Vargiu è certamente la norma che obbliga a schierare (ricevendo contributi in cambio) i giovani under 21 in Lega Pro e adesso in serie D: “Ci sono certamente delle regole attualmente in vigore che andrebbero riviste e che non fanno altro che agevolare i cosiddetti “furbetti” del pallone”. La necessità di far giocare i giovani che non hanno ancora compiuto i 21 anni di età non ha certamente agevolato visto che superata questa età finiscono quasi per essere considerati “inutili”. Facendo un’opportuna operazione di scouting, invece, qualche giocatore dotato delle qualità per emergere potrebbe esserci. Si finisce così per impiegare in squadra i giocatori solo perché ci devono essere e non pensando al loro reale valore. Non è un caso che spesso si tratti di terzini, un ruolo dove si pensa possano fare meno danni”.

La diffusione di questo fenomeno però è stata certamente favorita anche dalla domanda sempre più elevata: tanti ragazzi ambiscono a diventare calciatori e sono disposti a pagare pur di poter giocare. In questo modo anche chi non è più giovanissimo può ottenere un contratto.

Questa situazione in Lega Pro è sempre più frequente, ma non mancano i casi anche a livelli più bassi e addirittura nei settori giovanili. L’autore ci tiene così a sottolineare che il problema è conosciuto ai piani alti, ma nessuno si sta muovendo attivamente per trovare una soluzione: “Sono in tanti a sapere quello che accade, ma il problema permane ormai da anni. Chi sceglie di pagare per giocare sostiene di essere disposto a farlo perché si tratta di un investimento, ma gli effetti sono praticamente nulli. Adesso si vendono posti anche per giocare negli Allievi Nazionali. Dovrebbe essere la Federazione a muoversi per far sì che questo non accada più, ma tutti si fingono sorpresi. Questo atteggiamento è offensivo nei confronti delle tante persone che amano questo sport e sono disposte a fare sacrifici per realizzare il loro sogno”.

Difficile però individuare una zona del nostro Paese in cui la presenza di ragazzi disposti a pagare per giocare sia più diffusa: Il fenomeno è trasversale, anche se si registra una diffusione maggiore al Sud. Qui infatti gli osservatori sono meno presenti e si pensa che questo sia il modo migliore per farsi conoscere. Nel Meridione, inoltre, i ragazzi puntano tutto sullo sport pensando che sia lo strumento migliore per affermarsi”.

Nel libro Vargiu ha poi voluto fare anche una “convocazione” rivolta direttamente al presidente Tavecchio in riferimento a un altro problema italiano: il vincolo sportivo. “Si parla ormai da tempo di eliminare il vincolo che lega l’atleta alla società sportiva di appartenenza e da cui può liberarsi solo a pagamento. Nei dilettanti i giocatri sono legati dai 18 ai 25 anni e questo non consente loro di cambiare squadra o di pensare a giocare solamente per divertirsi. Gli unici a mantenere questa norma siamo noi e la Grecia, Chissà se il presidente questa volta finalmente ci ascolterà”.

Ricordiamo che il ricavato per la vendita del libro (1,99 euro) andrà interamente devoluto all’associazione “Un cuore grande così”, la Onlus creata da alcuni tifosi del Genoa nel 2004. Ogni estate si occupa di raccogliere fondi per comprare abbonamenti della formazione rossoblù a istituti che si occupano di ragazzi con disabilità di vario tipo  per permettere loro di trascorrere momenti di svago guardando una partita di pallone.