Lavorare nel calcio, Pierfilippo Capello: "Le società ora puntano su professionisti preparati"

Lavorare nel calcio diritto giustizia sportiva. Negli ultimi anni il calcio ha subito un’importante evoluzione e così le società vengono gestite sempre di più come delle vere e proprie aziende

Napoli Gonzalo Higuain (Insidefoto.com)

Lavorare nel calcio diritto giustizia sportiva. Negli ultimi anni il calcio ha subito un’importante evoluzione e così le società vengono gestite sempre di più come delle vere e proprie aziende con un occhio particolare a bilanci e ricavi. Ogni operazione deve essere valutata con particolare cura ed è proprio in questa ottica che si registra una crescita costante di persone interessate a lavorare nel calcio, pur sapendo che per poterlo fare la preparazione è fondamentale. Una delle opportunità più interessanti è il corso di perfezionamento in diritto e giustizia sportiva, che si tiene per il decimo anno consecutivo all’Università degli Studi di Milano che consente di specializzarsi in ambiti ormai cruciali.

Abbiamo così ascoltato il parere di uno dei docenti, l’avvocato Pierfilippo Capello, che ci ha voluto raccontare la sua esperienza in cattedra che dura ormai da diverso tempo: “Ho iniziato a insegnare con il prof. Colantuoni ed è diventata un’esperienza sempre più formativa, sia per me sia per gli studenti. All’inizio la partecipazione era piuttosto ridotta e gli studenti che decidevano di approcciare al master non avevano ben chiaro quali sarebbero state le tematiche che sarebbero state toccate durante le lezioni. Molti erano ragazzi che sognavano di fare i procuratori. Con il passare degli anni si è alzato il livello dei partecipanti e l’età dei professionisti che scelgono di iscriversi. Sono diverse infatti le persone che hanno già una preparazione in diritto che scelgono di prendere parte a un master con l’obiettivo di sviluppare una practice”.

La presenza di numerose opportunità di formazione ha inevitabilmente contribuito anche a modificare il comportamento dei club che sanno di poter trovare più facilmente persone preparate in grado di supportare le varie fasi dell’organizzazione. Capello ha voluto sottolineare proprio questo aspetto: “Secondo la mia esperienza le società di calcio (ma questo accade anche negli altri sport) stanno passando sempre più frequentemente da una gestione in cui vengono coinvolti ex atleti a veri e propri professionisti del settore con un’importante preparazione allle spalle. L’imprenditore preferisce appoggiarsi a una persona che sia in grado di gestire con oculatezza i vari ambiti di un club. Sono molti anche gli avvocati che aspirano a una posizione manageriale nel mondo dello sport”.

Avere la possibilità di condividere le proprie conoscenze in ambiti importanti come contrattualistica internazionale, doping, operazioni di finanza e fondi di investimento è certamente un’opportunità di crescita sul piano personale e l’avvocato non ha dimenticato di sottolinearlo: “Anche per la mia professione l’insegnamento è stato un grandissimo arricchimento, alcuni studenti del passato li ritrovo ora come colleghi e controparti“.

Era inevitabile una chiusura in merito all’inchiesta “Fuorigioco” di cui si sta occupando la Procura di Napoli che ha coinvolto nomi importanti del nostro calcio. Per Capello però la situazione non sarebbe poi così grave: “Stando a quanto riferisce la stampa, questo modo di agire dei procuratori si conosceva ed era già stato oggetto di indagine nel passato. Come ha detto anche il presidente Tavecchio, i numeri che sono emersi mettono in evidenza un’evasione proporzionalmente piccola rispetto ai soldi che solitamente girano nel mondo del calcio. Questa situazione inoltre riguarda norme che non sono più attuali: dal 2015, infatti, i regolamenti FIFA hanno cambiato il modo di agire dei procuratori. L’agente che assiste il giocatore può farsi pagare direttamente dalla società se lui è d’accordo”.