Spettatori ottavi coppa Italia, stadi vuoti per l'80%: non basta Juve Torino

Spettatori ottavi coppa Italia – Il numero di spettatori presenti negli stadi dove si è disputato il turno di ottavi di finale di coppa Italia ha confermato quello…

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Spettatori ottavi coppa Italia – Il numero di spettatori presenti negli stadi dove si è disputato il turno di ottavi di finale di coppa Italia ha confermato quello che su Calcio e Finanza abbiamo evidenziato da un po’ di tempo a questa parte: la coppa nazionale così come organizzata ora non funziona.

Secondo i dati pubblicati oggi da Repubblica, nei tre giorni su cui sono state spalmate le otto partite la media spettatori è stata di 11.600 presenze. Un dato comunque drogato dai 30 mila del derby di Torino. Nella realtà, su una capacità complessiva di 470 mila persone, gli stadi degli ottavi si sono riempiti solo al 20%: poco più di 90 mila spettatori, con punte di risibilità toccati con i 1.970 di Lazio-Udinese e, un pomeriggio prima, i 7 mila di Roma-Spezia, metà dei quali provenienti dalla Liguria.

Se alle grandi – almeno finché non ci rimettono le penne, come Roma, Fiorentina e Genoa nell’ultimo turno – la Coppa Italia interessa poco o nulla, figurarsi ai loro tifosi, scoraggiati dall’inverno e dalle formazioni imbottite di riserve.

Spettatori ottavi coppa Italia – le differenze con l’estero

 

Otto tifosi su 10 hanno preferito altro, e anche i dati tv, a parte la punta di 5 milioni col 20 per cento di share legato al derby di Torino, confermano il sentimento: 1,2 milioni di tv accese su Roma-Spezia (giocata però nel primo pomeriggio), 447 mila, con l’1,7 di share, sulla storica impresa dell’Alessandria sul campo del Genoa. Un travaso di interesse, non inatteso e non nuovo: gli stadi, riempiti al 73 per cento in campionato, hanno contornato i ventidue con tristissimi seggiolini vuoti, nemmeno si trattasse di partite a porte chiuse.

Si accettano scommesse, ora, sui quarti: forse si salveranno Napoli-Inter e Lazio-Juve, nonostante l’infelicissima collocazione, a metà gennaio. Spezia-Alessandria farà colore e forse riempirà il Picco. Milan-Carpi rinnoverà, con ogni probabilità, l’antico discorso.

I numeri della Capital One Cup inglese, ad esempio, ci fanno piccolissimi: 32mila di media per i quarti di finale, un anno fa, con solo il Manchester City in casa tra le big. Anche la Copa del Rey nelle ultime settimane ha fatto registrare ben 67.703 per Barcellona-Villanovense. Per Real-Cornellà, al Bernabeu, sono stati oltre 50mila.

Di diverso, Inghilterra e Spagna hanno la formula. Gli inglesi hanno accoppiamenti del tutto casuali e la partecipazione è aperta a qualunque club sia in grado di ospitare una partita. La Copa del Rey ha partite di andata e ritorno dai sedicesimi in poi.

La Coppa Italia, dal canto suo, di formule ne ha provate un po’. L’ultima, quella sfacciatamente filo-big, è stata confermata fino al 2018. Fino a non troppi anni fa si giocavano partite di andata e ritorno in tutti i turni. I risultati di pubblico, beninteso, non erano troppo diversi. Diverissimi sarebbero se i turni a eliminazione diretta si giocassero in casa della più piccola delle due. Ne gioverebbe lo spettacolo e il grande calcio andrebbe a visitare realtà a volte condannate a un’eterna subalternità. Certo, le grandi rischierebbero di più. E loro, la Coppa Italia, la preferiscono così